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Il globalista Salvatores ora sposa McDonald's

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Il premio Oscar dirige lo spot per la tv da autore di film alla campagna pubblicitaria

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Direttida un regista di fama mondiale, come Gabriele Salvatores, sono gli stessi crew a raccontare il lavoro da McDonald's. Come Federico, 22 anni, crew a Perugia e studente di geologia; Julienne, 28 anni, crew a Roma e mamma di un bambino; oppure Sara, 23 anni, manager del McDonald's di Bologna e laureata in Economia. Tutti dipendenti di McDonald's e per un giorno attori emozionati, diretti da un regista da Oscar per raccontare una storia importante, quella di un'Italia che non ha paura di rimboccarsi le maniche e di "lavorare sodo", come cita la stessa campagna, ma che può e deve contare su opportunità di lavoro concrete e contratti stabili. Ma, di sicuro, a molti sembrerà strano che un autore di sinistra collabori con un marchio americano tanto globalizzato. «Parlare di lavoro oggi non è facile - ha dichiarato Marco Ferrero, direttore marketing McDonald's Italia - Ma la campagna mostra in maniera trasparente cosa vuol dire lavorare da McDonald's, descrivendo il nostro lavoro quotidiano, le opportunità di crescita professionale, le sfide da affrontare, e si conclude con un'affermazione che sottolinea il nostro impegno: noi di McDonald's nell'Italia ci crediamo per questo diamo lavoro a oltre 16000 persone e ne assumeremo altre 3000 nei prossimi 3 anni. Non abbiamo alcun tipo di riferimento politico, né di destra né di sinistra, anche se ci hanno spesso attribuito di fare il "pasto democratico". In realtà, siamo commercianti, imprenditori e manager che rappresentano azionisti e, in un'Italia disastrata e ripiegata su se stessa, continuiamo ad investire, anche se siamo vittime del pregiudizio. Ma non vogliamo fermarci ai luoghi comuni: siamo datori di lavoro onesti e rispettosi delle leggi e degli individui. Non siamo benefattori e crediamo che non possa esserci stipendio senza sacrificio. La nostra è una Repubblica basata sul lavoro. La scelta di fare una campagna firmata da Salvatores è stata dettata dalla convinzione di poter collaborare con un regista che ha capacità, tatto, tocco e sensibilità tale da poter girare lo spot con reali collaboratori, impiegati veri, selezionati attraverso un casting on line nei nostri ristoranti». Insomma business is business e the show must go on. Così, lo spot mostra il dietro le quinte, le persone che lavorano, la velocità e la precisione dei gesti e delle attività tipiche di un ristorante McDonald's. Cuochi, addetti alla cassa, al magazzino, al drive in, direttori di ristorante, tutti alle prese con il loro lavoro quotidiano dalla mano esperta di un regista da Oscar. Una voce fuori campo afferma che si lavora sodo, che i turni comprendono anche i week-end, ma che il 90% dei dipendenti è assunto a tempo indeterminato, che gli stipendi vengono accreditati puntualmente ogni mese e che si può diventare direttore di ristorante già a 27 anni. Mentre dal canto suo il premio Oscar si rimbocca le maniche. Dirige lo spot come il suo prossimo film d'autore, «Educazione siberiana». Ha detto no alla direzione del Torino Film Festival (ora affidata a Paolo Virzì) e non certo per banali questioni interpretative, come quelle che contrapposero Martin Heidegger alle feroci critiche della Scuola di Francoforte. Occorre, quindi, mettere da parte qualsiasi opinione personale: non esistono a riguardo para ideologie, né dietrologie, perché in realtà Salvatores ha bisogno di lavorare, tanto, come tutti quelli che possono. Ecco che il premio Oscar si fa in quattro per girare due nuovi film in Irlanda e India. Persino dopo aver lavorato a meno trenta gradi, con la macchina da presa che si congelava, per «Educazione siberiana», noir crudo e violento, tratto dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin, che potrebbe essere scelto per l'imminente Festival di Berlino e che racconta la storia di due amici (Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius), mentre il vecchio mondo sta crollando e un uomo (John Malkovich) sopravvive a tutto.

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