Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La classica in missione ai tempi di internet

default_image

Etica ed estetica Il direttore d'orchestra promuove la musica a faro della modernità

  • a
  • a
  • a

Dall'altodella sua esperienza, reduce dalla prima alla Scala, Daniel Barenboim torna a riflettere sulla musica. Sulla musica che si fa, che si legge, sulla musica che si interpreta, sulla musica che si ascolta. Sulla musica che interconnette, che stringe relazioni e le riempie di senso. Daniel Barenboim ha appena pubblicato «La musica è un tutto. Etica ed estetica». Se l'essenza della musica è il contrappunto, ecco che l'idea di un tutto non scomponibile nei suoi elementi domina, come un'ossessione, l'opera e il lavoro del musicista. Eseguire bene un pezzo implica una scelta, è di per sé una sequenza di scelte. Diviso in tre sezioni («Occasioni», «Conversazioni» e un «Epilogo»), il libro entra con severità e leggerezza di spirito nei temi che sono centrali per la cultura musicale contemporanea, non senza toccare la complessità di compositori che hanno segnato la carriera del Maestro, come Mozart e Wagner. In chiusura, un'originale riflessione su Giuseppe Verdi. «Come si spiega che mostri del calibro di Hitler e Stalin si commuovessero fino alle lacrime ascoltando musica? - si legge nel libro - Chiaramente avranno associato l'emozione umana a qualche aspetto della musica, omettendo al tempo stesso di stabilire un legame tra la sfera etica e quella estetica. Reputavano la musica alla stregua di un porto sicuro, al di fuori dell'esistenza reale, e la associavano al puro godimento. In altri termini, relegavano la bellezza della musica – da me definita espressione fisica dell'animo umano – in un'area remota del loro cervello dittatoriale, dove non sussisteva la possibilità di entrare in contatto con altre aree dell'intelletto in grado di influenzare direttamente pensiero e comportamento. Qualunque fosse l'aspetto della musica capace di commuoverli, non aveva alcun riscontro nella vita e nell'operato di tutti i giorni. Questa anomalia, che pare particolarmente grottesca alla luce delle atrocità compiute dai due uomini in questione, può sembrare irrilevante nel contesto della vita della gente comune». Secondo Barenboim, le sette note possono svolgere un ruolo da protagonista nella nostra società. «La musica ha il potere di esprimere il potenziale di un'umanità che sa oltrepassare i suoi limiti - dice il direttore d'orchestra - La musica ha la capacità di mettere in relazione gli esseri umani, senza distinzioni di sesso, razza o nazionalità. E questo perché ci guida sulla via che dal caos porta all'ordine, sulla via che, partendo da un'idea – magari confusa – procede verso lo sviluppo e il completamento di un'opera sorretta e supportata da una propria logica interna». Fino alle considerazioni finali. «È mio augurio che il ventunesimo secolo si accolli il compito non facile di ricostruire, ricompattare e allargare la conoscenza. Oggigiorno l'informazione è disponibile in ogni momento e in ogni luogo, ma l'informazione non è conoscenza; al contrario, l'accesso permanente all'informazione ci induce a liquidare la conoscenza come qualcosa di obsoleto e laborioso da acquisire. Credo che la musica sia una componente essenziale e irrinunciabile dell'educazione collettiva. Nella nostra società la musica, confinata nella sua torre d'avorio, soffre ancora di isolamento. Nessuno si sforza di integrare i principi musicali nel nostro modo di ragionare corrente e il pensiero analitico di rado si fa strada nei territori spesso impervi della musica classica. L'educazione di chi ha a che fare professionalmente con la musica dovrebbe essere improntata a un diffuso senso di compenetrazione con un insieme di saperi più vasto ed esauriente che non sia quello strettamente pertinente alla musica. La maestria tecnica, che ovviamente è essenziale al musicista di professione, è priva di senso se non partecipa a un processo cognitivo che includa un'ampia base di conoscenza e di cultura».

Dai blog