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Quando il marmo diventa poesia

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La Pietà di Michelangelo: da «spartiacque» del Rinascimento al restauro più complesso. Oggi serata speciale su Rai Storia

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Èl'ora di pranzo di domenica 21 maggio 1972, il giorno della Pentecoste, e il mondo si ferma nell'apprendere che una delle opere d'arte più belle e amate del mondo, custodita all'interno della Basilica di San Pietro, è stata danneggiata in modo gravissimo. Per tutta la giornata la cronaca dell'attentato si arricchirà di particolari: l'attentatore, un australiano di origine ungherese, tal Laszlo Toth, ha agito rapidamente, con violenza, gridando: «Sono Gesù Cristo risorto dalla morte!». Con un pesante martello ha sferrato alla scultura 15 colpi. Una furia durata in realtà pochi secondi, ma che ha causato gravissimi danni. Il naso, la palpebra sinistra e parte del velo si staccano di netto. Qualcuno poi dirà: «Per fortuna di netto». Vola via il braccio sinistro, dal gomito in giù. Finirà al suolo, andando in mille pezzi. L'espressione meravigliosa della Vergine è terribilmente offesa. Vedendo l'uomo urlare e brandire il martello molti fedeli fuggono via, qualcuno pesterà, distruggendoli, preziosissimi frammenti. In mezzo a tanta gente che scappa un giovane vigile del fuoco va controcorrente, si fa largo tra le persone, salta la balaustra che divide la cappelletta dal resto della basilica. La Pietà è posta su un piedistallo sopraelevato, il folle per sferrare i suoi colpi si è dovuto arrampicare. Il vigile del fuoco lo afferra per i piedi e lo tira giù senza troppi complimenti. Ma il danno è fatto: inizia il calvario di quella che, il mondo lo capì proprio in quei giorni, è la statua più celebre e amata. Regge il paragone solo un'altra opera del Buonarroti: il David. Sarà uno dei restauri più profondi e complessi della storia dell'arte che sarà portato a termine con professionalità e maestria assolute, suscitando l'ammirazione del mondo intero, in soli dei mesi. A questo evento storico, alla figura di Michelangelo e alla storia della Pietà è dedicata, oggi a partire dalle 21, una serata speciale di «Dixit Stelle», sul canale Rai Storia. In apertura un documentario di eccezionale valore: le immagini del restauro della Pietà dopo l'aggressione. In esclusiva mondiale e per espressa volontà di Paolo VI, il celebre documentarista Brando Giordani, allora giovane regista dei Servizi Culturali della Rai, ebbe l'incarico di girare le immagini di quel lavoro difficile che veniva seguito da tutto il mondo. Oggi, a 40 anni di distanza, quel documentario, dopo un attento recupero da parte delle Teche Rai, viene riproposto e commentato in studio dallo stesso autore, Brando Giordani, intervistato da Caterina Stagno. Il titolo dell'opera è «La violenza e la pietà», ed è l'unico filmato esistente sul restauro dell'opera d'arte dopo l'attentato. Allora fu trasmesso in bianco e nero, questa sera potrà essere visto a colori. Giordani, presentando il prezioso documento, non nasconde di aver sfruttato, ai tempi, l'antica amicizia tra suo padre e Giovanni Battista Montini. Durante il ventennio fascista lo studioso e il prelato che sarebbe poi divenuto pontefice, racconta Giordani, lavoravano insieme agli Archivi Vaticani, condividendo l'insofferenza per il regime. Il regista sfruttò l'amicizia e la Rai ottenne l'esclusiva per le riprese del restauro. Un'esclusiva che però l'azienda si rifiutò di utilizzare economicamente. «L'allora Direttore Generale della Rai, Ettore Bernabei - racconta Giordani - decise di non vendere il documentario, ma di regalarlo a tutte le emittenti televisive che lo avessero richiesto. E quel documentario fece il giro del mondo. Il reportage «La violenza e la pietà», introdotto dall'intervista al regista, inizia con la cronaca dell'assalto, lo stupore, le testimonianze. Il documento mostra le immagini del papa, Paolo VI, immediatamente sceso nella basilica per verificare di persona i danni. Se ne andrà benedicendo la folla, con il viso costernato e attonito. C'è poi la testimonianza del giovane vigile del fuoco, quello che, intervenendo con rapidità ha, in qualche modo, contenuto i danni. Uno dei restauratori dirà poi: «Con quei colpì avrebbe potuto staccare la testa». La storia del restauro è complessa, emozionante, ma al tempo stesso estremamente rapida. Inizia la conta dei danni. L'obiettivo sicuro di Giordani documenta, come in un'autopsia, gli esperti che compiono la prima approfondita ricognizione, verbalizzando e fotografando ogni singola rottura. Saranno contati più di duecento frammenti: un paio arrivano dagli Stati Uniti. Nella confusione del momento due turisti non hanno saputo resistere alla tentazione di prendere dei «souvenir». Ma avendo poi capito la gravità del loro gesto li avevano restituiti. Nel documentario tantissimi dati storici e tutti i particolari del restauro iniziato dopo una discussione sul lavoro da fare. Qualcuno avrebbe voluto un intervento «minimale» che lasciasse vedere le offese del folle (anche questa è Storia), ma alla fine prevalse l'idea di riportare la statua al suo splendore originale. Dopo un'interminabile indagine si intervenne con mezzi «poveri»: mastice e una staffa di acciaio per il braccio staccato. La serata di Dixit Stelle prosegue poi alle 22 con «Magazine-viaggio tra storie e spettacolo», con la cronaca della «trasferta» della Pietà verso gli Stati Uniti nel 1964. «Viaggio di una stella» racconta la prima e l'unica volta in cui la preziosa scultura uscì dal territorio nazionale. All'Esposizione universale di New York venne ammirata da oltre ventisette milioni di visitatori. Ed è in quell'occasione che il fotografo Robert Hupka fece un servizio fotografico definito da lui stesso «Un atto d'amore». Per concludere la serata Dixit Stelle propone infine uno studio fatto sul web: la classifica dei capolavori più cliccati al mondo. Al primo posto c'è proprio Michelangelo. Le due opere più amate dallo sconfinato popolo di Internet con i suoi 2 miliardi di utenti sono, ancora, il David e la Pietà. La Pietà ha, nella Storia, un posto speciale: la scolpì un Michelangelo giovane, aveva 24 anni. Mise in quell'opera grandiosa, che simboleggia il distacco tra madre e figlio, il tormento di un grande artista divenuto orfano a sei anni. La Pietà, commissionata al Buonarroti il 27 agosto 1498, in cambio di 450 ducati d'oro, è anche lo «spartiacque» del Rinascimanto dalla sua fase iniziale all'epoca d'oro.

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