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di Dina D'Isa Anche se Frankenstein nasce dalla penna di Mary Shelley nel 1918, l'incubo ricorrente che la giovane donna aveva su quel mostro rattoppato la perseguitava già da anni prima.

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Lagenesi del mostro risalirebbe quindi al 1816, ma a Hollywood già si preparano per l'anniversario del bicentenario della creatura, a partire dal 2013 e fino al 2016. Tanti i progetti in cantiere e i film in arrivo sull'argomento, a cominciare da «Frankenweenie» di Tim Burton, pellicola d'animazione in 3D, in stop motion e in bianco nero (attesa in Italia a Natale) che il regista americano ha realizzato ispirandosi ad un suo vecchio cortometraggio. Una commovente favola su un ragazzo e il suo cane: dopo aver inaspettatamente perso il suo adorato cucciolo, il giovane Victor sfrutta il potere della scienza per riportare in vita il suo amico, con qualche lieve variazione. Prova a nascondere la sua creazione cucita-in-casa, ma quando Sparky esce i compagni di scuola di Victor, gli insegnanti e l'intera città scoprono che "tenere al guinzaglio una nuova vita" può essere mostruoso. In produzione (e pronta per il 2014) invece «I, Frankenstein» di Stuart Bettie con Aaron Eckhart, tratto dalla graphic novel di Kevin Grevioux: protagonista è un inedito mostro che, sopravvissuto alla morte del suo creatore, deve lottare contro una banda di demoni pronti a carpirgli il segreto dell'immortalità, in una terrificante metropoli del futuro. Sempre per il 2014 sbarca al cinema il «Frankenstein» di Guillermo Del Toro che sta realizzando un mostro molto diverso da quello storico interpretato da Boris Karloff: l'attore è Doug Jones che vestirà i panni (in una pellicola girata rigorosamente in bianco e nero) di una creatura scheletrica e molto commovente. Hollywood non si interessa soltanto al mostro ma anche a tutti i suoi parenti e amici. Mentre si è fermato il progetto per il remake de «La moglie di Fankenstein» (dopo il doppio rifiuto delle sexy star Scarlett Johansson e Anne Hathaway), Shawn Levy punta alla storia del dottore pazzo, visto però dallo sguardo indiscreto dell'indimenticabile assistente Igor e scritto da Max Landis, figlio del creatore de «I Blues Brothers». Non viene messo da parte dalle major americane nemmeno l'improbabile gemello di Victor Frankenstein (in «This Dark Endeavor: The Apprenticeship of Victor Frankenstein» diretto da Matt Reeves e realizzato dai produttori di «Twilight»), che si ammala gravemente e così il fratello ricercatore sarà costretto ad andare in giro per trovare l'elisir che gli salverà la vita. Sam Raimi produrrà infine «The Casebook of Victor Frankenstein» che racconta invece la giovinezza e gli amori del professore che solo alla fine del film creerà il mostro. Dagli ideatori del «Dr. House» arriverà invece la serie televisiva, a fine anno sulla Nbc, e la fiction rimarrà fedele alla storia inventata da Mary Shelley. La scrittrice ha attinto sia al Prometeo della mitologia greca, un titano ribelle che rubò il fuoco dall'Olimpo per salvare l'umanità (per poi dare vita al tema della ribellione contro il destino), sia alla rielaborazione romana della leggenda di Ovidio (dalle Metamorfosi), in cui Prometeo plasma gli esseri umani dalla creta. Ma non mancano i riferimenti al Don Chisciotte, libro che Mary leggeva durante la vacanza sulle Alpi: Don Chisciotte come Frankenstein, parte con l'intenzione di aiutare i suoi simili ma giunge pian piano a un tragico personale epilogo.Questi e altri libri leggeva la scrittrice ventenne quando la destinazione del suo viaggio di nozze venne cambiata da Colonia (residenza di Byron nell'estate del 1816) al Lago di Como, dove Percy e Mary avevano pensato di stabilirsi nella loro fuga sul continente e dove l'incubo di Frankestein prese forma a mano mano nella mente di Shelley. Il cinema si è sempre ispirato ai temi dell'autrice, tanto da produrre una quantità sostanziosa di film, a cominciare dal cortometraggio muto del 1910 di J. Searle Dawley, per poi proseguire con il Frankenstein del 1931 diretto da James Whale, dove l'attore canadese, di origine inglese, Boris Karloff (ancora oggi ricordato come il principale interprete del personaggio e "iconograficamente" associato al mostro anche grazie al sofisticato trucco di Jack Pierce), interpretò la creatura nei primi tre film. In seguito Karloff fu lo scienziato in altri due film su Frankenstein «La casa degli orrori» (1944) e «Frankenstein '70» (1958). La fantasia dei registi si allargò poi ai parenti del mostro con «La moglie di Frankenstein» - film del 1935 diretto da James Whale - e «Il figlio di Frankenstein» del 1939 diretto da Rowland V. Lee. Mentre «La figlia di Frankenstein - film del 1971 diretto da Mel Welles e Aureliano Luppi con Rosalba Neri - ha il sapore tutto italiano dei B-movie. Il «Frankenstein di Mary Shelley» del 1994 fu invece un flop (soprattutto dal punto di vista degli incassi) nel tentativo di Kenneth Branagh che, per tornare fedele al romanzo, si affidò a mostri sacri quali Robert De Niro. Impossibile con un mito tanto popolare non passare negli anni successivi alle parodie cinematografiche: una su tutte rimarrà nella storia, «Frankenstein Junior» di Mel Brooks del 1974 con un esilarante Marty Feldman nei panni dell'imperdonabile Igor.

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