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di Lorenzo Tozzi Caracalla cambia pelle come i serpenti.

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Unametamorfosi premiata lo scorso anno da 50 mila presenze, ovvero il 30% degli incassi totali del Teatro, operazione atta a riportare in pareggio i dissestati bilanci delle stagioni passate. Il tutto naturalmente sotto la musicale benedizione di Riccardo Muti, che per il pubblico capitolino si appresta a dirigere il 23 aprile un concerto sul podio della sua Chicago Symphony Orchestra (in programma la suite del Gattopardo di Nino Rota, Morte e Trasfigurazione di Richard Strauss e la Quinta di Shostakovich), un concerto per il Papa per il suo settennato ( l'11 maggio con musiche di Vivaldi e Verdi con l'orchestra e coro del Costanzi) su mandato del Presidente della Repubblica e il prossimo Attila a fine maggio. Interessante il menù imbandito per le terme. Innanzitutto tengono banco i due titoli lirici: la Norma di Bellini (dal 21 luglio) diretta da Gabriele Ferro e per la regia dell' emergente Andrea De Rosa ( interventi dello scultore Matthew Spender) con l'americana Julianna Di Giacomo nel ruolo del titolo, Carmela Remigio come Adalgisa e Fabio Sartori come Pollione, e l'Attila di Verdi (dal 31 luglio) diretto da Donato Renzetti e con la regia di Pierluigi Pizzi adattata allo spazio estivo (interpreti Orlin Anastassov, Dario Solari, Lucrezia Garcia). Alla danza è consacrata però la serata inaugurale (30 giugno) con un classico come la Giselle di Adam danzata dalla splendida Svetlana Zakharova e da Roberta Marquez nella poetica versione coreografica di Patrice Bart creata per Parigi nel 1991 per il centocinquantenario del romantico balletto ( sul podio David Garforth) ma anche l'attesa serata che vedrà il beneamato Roberto Bolle al centro di un Trittico coreografico del Novecento ancora da definire (20 luglio). Spettacolo multimediale sarà, seguendo le orme di quello della Fura del Baus dedicato la scorsa stagione alla città di Roma, quello che vede unite le Orchestre dell'Opera e la Filarmonica di Pietroburgo sotto la direzione di Yurij Temirkanov (per la prima volta all'Opera di Roma) per la suite dell'Alexandr Nevskij di Serguey Prokofiev per la regia di Pier Alli (7 luglio) che farà coppia con la Ouverture La Grande Pasqua russa di Nikolai Rimski Korsakov. Spazio anche per la Orchestra Giovanile dell'Opera (30 luglio) diretta da Nicola Paszkowsky (la bacchetta che ha portato il Nabucco dell'Opera in trionfo a Pietrobudgo) per la prima volta in pubblico dopo il concerto alla Camera dei Deputati. Uno spazio più raccolto come le palestre imperiali farà da sfondo dal 10 luglio al tassesco Combattimento di Tancredi e Clorinda (direttore Erasmo Gaudiomonte) commissionato a Ravello nel 2005 a Battistelli sulle musiche di Monteverdi (la regia è firmata da Mario Martone). Tra gli interpreti Roberto Abbondanza e Cristina Zavalloni. Un progetto che dovrebbe portare presto a Caracalla anche l'Orfeo monteverdiano. Di gran richiamo le due serate (16 e 30 luglio) con Gigi Proietti che racconta a suo modo in un monologo, da grande mattatore della scena e con la sua innata ironia, la sua Roma, quella di ieri ma anche quella di oggi. «Festival - ha detto il direttore artistico Vlad - vuol dire scelte non casuali di spettacoli che trovano la loro ragion d'essere negli spazi straordinari delle Terme. Caracalla non deve essere né una succursale estiva, né una piccola Verona. E' un' arena estiva per valorizzare il sito archeologico all'insegna della interdisciplinarietà. Norma e Attila sono titoli che per la loro romanità trovano ospitalità di diritto alle Terme imperiali. L'Opera guarda avanti e non dietro, pur conservando la tradizione italiana. Dobbiamo fare l'opera in modo vivo: non bastano i titoli. Il Flauto magico di Mozart, ad esempio, ha registrato 1500 spettatori a sera per sei sere e Salisburgo fa il pienone con il contemporaneo». Molto soddisfatto anche il vicepresidente Bruno Vespa: «Nessuno pensava a siffatti risultati in così poco tempo. I titoli in cartellone sono una scelta raffinata e coraggiosa. Ci aspettiamo ora un grande riscontro di pubblico. Presto la programmazione potrà diventare triennale». Gli fa eco il Sindaco Alemanno: «Roma capitale deve valorizzare la compresenza delle istituzioni di S. Cecilia e dell'Opera. Oggi, grazie a Muti, nessuno può dire che l'Opera è dietro alla Scala. Si è scelto di riconoscere il ruolo di Roma nella lirica: Roma e la lirica costituiscono un connubio vincente. Ora opereremo per una sala polifunzionale a Via Guido Reni, dinanzi al Maxxi, per riqualificare le caserme e dare uno spazio più adeguato alle attività dell'Opera».

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