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«Il mio segreto? Quasi sempre sono invisibile»

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MassimoDecimo Meridio, quello che dice: «Al mio segnale scatenate l'inferno!». La voce di Samuel L. Jackson in «Pulp Fiction» e quella di Keanu Reeves alias Neo in «Matrix». E non finisce qui. Luca Ward è anche il volto noto di mille film e sceneggiati tv di successo. L'ultimo dei quali andrà in onda da domani sera su Canale 5. Luca Ward, che ruolo interpreta in «Le tre rose di Eva»? Io sono Ruggero Camerana, il potente proprietario di un'azienda vinicola. La storia ruota attorno a tre famiglie che si fanno la guerra e la trama è tutta incentrata sul potere, sulla corsa al denaro e sulla voglia di affermarsi come numeri uno. Sembra un personaggio cattivo o non lo è? È l'antagonista della storia. È un uomo accecato dalla brama di potere ma è anche un padre rimasto vedovo che mette la figlia prima d'ogni altra cosa. In carriera ha doppiato attori che sono già entrati nella storia del cinema. Si sente più a suo agio nella veste di attore o doppiatore? Sono due cose molto diverse e affini allo stesso tempo. Davanti alla cinepresa si è aiutati dal corpo e dalla fisicità. Nel doppiaggio, invece, si ha la responsabilità delle orecchie degli italiani. Allora è più difficile fare il doppiatore? Diciamo che nel doppiaggio non ci sono compromessi. O sei in grado e sei abilitato oppure sei fuori. Ma la cosa più difficile è interpretare i personaggi cattivi. Lei ne ha interpretati tanti di cattivi? Per me il cattivo dei cattivi è stato Ottavio Ranieri in «Elisa di Rivombrosa». Era talmente cattivo che quando mi incontravano per strada mi insultavano. Quale doppiaggio le ha dato più soddisfazione? La scommessa più grande è stata dare la voce a Samuel L. Jackson in «Pulp Fiction». Avevo solo 34 anni e i dialoghi originali erano tutti in slang. Ricevere i complimenti di Tarantino è stato indimenticabile. Qual è il segreto di un buon doppiaggio? Essere invisibili. Mi piace parlare di doppiaggio silente quando alla fine del film lo spettatore si chiede: ma era doppiato? Insomma meno si è appariscenti, meglio è. In molti la considerano l'erede di Ferruccio Amendola. La sopravvalutano? È una cosa che mi riempie il cuore di gioia. Secondo me, però, nessuno è erede di nessuno. Certamente con Ferruccio ho lavorato tanto e da lui ho imparato tanto. Ma credo che esistano delle isole e non amo i paragoni. Dopo «Le tre rose di Eva» a cosa si dedicherà? A maggio comincerò a girare un film fantasy con la regia di Claudio Insegno. Interpreterò un americano che vuole comprare gli studios di Cinecittà. Alla fine si rivelerà un cattivo un po' goffo. Il film quando arriverà nelle sale? Non prima del prossimo autunno-inverno. Qualche anno fa la vedemmo tra i naufraghi dell'«Isola dei famosi». Lo rifarebbe? A chi non capita di fare errori di gioventù?

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