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Bocelli: «Un creativo che aveva curiosità per la gente»

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Daoggi in poi di lui parlerà la sua musica»: Andrea Bocelli è «molto addolorato» per la scomparsa di Lucio Dalla. Su Facebook il tenore toscano esprime rammarico per «ciò che ancora avrebbe potuto donare al mondo (perchè nel mondo era apprezzato ed amato), grazie ad una creatività per nulla fiaccata dal tempo, sempre spiazzante, stupefacente». Per Bocelli, Lucio era «un grande artista, un uomo colto che non aveva perso la curiosità per la vita e per la gente, un cantautore che non ha mai seguito correnti, riuscendo a trattare grandi temi, anche sociali ed esistenziali, attraverso un linguaggio semplice e una sostanza musicale svincolata da preconcetti, che procedeva liberamente dallo sperimentalismo fino al melodismo di tradizione operistica». Bocelli ricorda «alcune serate bolognesi trascorse insieme, e un'amicizia, e una frequentazione, che le contingenze della vita non hanno forse reso così serrate quanto avrei desiderato. Sicuramente ci ha legato una stima reciproca costante, che - conclude - si è concretata in episodi di sodalizio professionale quali l'incisione di "Caruso", oppure l'aver ospitato un suo splendido brano nel mio album "Andrea"». Lucio Dalla, scomparso l'altro ieri a Montreux, in Svizzera, ha rilasciato al quotidiano francese Liberation l'ultima sua intervista, dove racconta del suo rapporto con la Francia: «Quando feci il primo Festival di Sanremo non arrivai in finale ma a un produttore francese piacque molto la mia canzone e mi portò a Parigi dove rimasi un anno. Ho ancora molti amici lì. La mia formazione musicale ha una parte anglofona e una parte francese anche se le mie radici sono profondamente italiane: abito da sempre a Bologna, poi ho case qua e là a Urbino, in Sicilia sull'Etna, alle Isole Tremiti. Purtroppo per colpa del lavoro le sfrutto poco, uso di più la barca, che è ormeggiata a Castellammare di Stabia ma è un vero e proprio studio galleggiante. Bocelli ci ha creato il suo ultimo disco». Da oltre un decennio Dalla aveva preso casa sull'Etna, a Milo, e sulle pendici del vulcano il cantautore bolognese produceva un vino, in rosso e in bianco. Lo aveva battezzato «Lo Stronzetto dell'Etna» e gli era valso qualche riconoscimento della critica enologica. Lo scorso 4 agosto Dalla, davanti al «Castagno dei Cento Cavalli», albero tra i più antichi d'Europa, aveva tenuto una "lectio magistralis", su «Mito e leggenda tra passato e presente; la funzione pedagogica e sociale dell'immaginario fantastico». Introdotto dal poeta Angelo Scandurra, il cantante aveva concluso la serata con due mitiche canzoni del suo vasto repertorio musicale, «Itaca» e «4 Marzo 1943».

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