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di Lidia Lombardi Dicono che il governo Monti segni l'avvio della Terza Repubblica.

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Ilvento nuovo che cosa porterà nella cultura? Chi interpreterà, tra i nostri scrittori, la rinata Italia? Come si chiameranno i futuri Sciascia, Pasolini, Morante, per citare autori che hanno interpretato la società e la storia? Chi gli epigoni di Buzzati, Landolfi, Flaiano, per riandare a nomi che hanno lavorato sul fantastico o sul disincanto al fine di disegnare anche per negazione, per difetto - indirettamente, con lo straniamento - i tempi in cui hanno vissuto? Segni finora no se ne vedono, di rivoluzione - e rinascita - letteraria. La cittadella degli autori continua ad essere una provincia popolata sempre dalle stesse facce che fanno lo struscio sulle solite passerelle. Mai un guizzo, una new entry alla grande ma senza padrini. I riflettori continuano ad accendersi sui deja-vu, sulla compagnia di giro che si ripropone a tutti i festival, gli incontri con gli autori, le ospitate tv. Prendiamo un'iniziativa di Lottomatica in collaborazione con la Fondazione Bellonci, sotto la cui stella si svolge ogni anno il più importante premio letterario del Belpaese, lo Strega. Ebbene, con l'intento lodevole di promuovere la lettura, l'istituto presieduto da Tullio De Mauro ha varato gli incontri con gli autori 2012. Cinque appuntamenti mensili, da gennaio a maggio, intitolati «Parola agli scrittori», intestati a «Il Gioco del Lotto per la Cultura» e presentati così: «L'avventura di scrivere raccontata da cinque grandi autori per tracciare l'autobriografia di un mestiere sospeso tra metodo e vocazione...». Sapete chi sono i grandi? Giorgio Faletti, l'attore comico prestato al giallo; Gianrico Carofiglio, pure lui approdato al thriller dopo aver fatto il magistrato; Roberto Saviano, il giornalista superstar per aver raccontato la tranche de vie della camorra; Alessandro Baricco, l'autore laureato in filosofia con il «pensatore debole» Gianni Vattimo, stroncato in un pamphlet dall'italianista Giulio Ferroni, osannato da Tornatore che ha tratto da «Novecento» un film; e Margaret Mazzantini, l'autrice di «Non ti muovere» e di altri scritti rilanciati anche dal marito-attore, Sergio Castellitto. Qui non si disquisisce tanto se poi sono davvero grandi autori. Ci si chiede piuttosto se appaiono grandi perché spalmati ovunque, dalla tv ai festivaldellaletteratura, ai dibattiti pubblici, alle lauree honoris causa, ai palchi del Primo Maggio in piazza San Giovanni. Ci si chiede se li faccia campioni d'incassi la sovraesposizione piuttosto che il valore capace di farli ricordare tra mezzo secolo. E se la loro invadenza non nuoccia all'emersione di altri autori, utile ad allargare il paniere dei nostri letterati, onde ne esca qualcuno davvero in grado di eguagliare, per esempio, un Giorgio Bassani, un Tomasi di Lampedusa, uno Stefano D'Arrigo, un Giuseppe Pontiggia. Certo, si diceva sopra, svettano nella lista dei best seller, che allinea spesso anche ricettari di cucina e instant book di cronisti. Ma è un po' triste immaginare che gli altolocati supporter che li invitano ovunque siano abbagliati solo dai loro exploit di vendite. E siccome il potere culturale resta in mano alla sinistra, è come dire che il canone di apprezzamento della sinstra coincide con quello del mercato. E che i radical chic sono affascinati solo dai depositari di successo mediatico. Oltretutto della santificazione senza poche altre alternative (ovvero della teoria aureolata degli Umberto Eco, dei Mauro Corona, degli Ammanniti, dei Camilleri, dei Sandro Veronesi) vengono nutriti i giovani, gli studenti. Ecco un altro evento, che comincia domani a Viterbo, e viene definito come un vero e proprio «format» dai suoi inventori, lo scrittore Giorgio Nisini (finalista allo Strega l'altr'anno) e il giornalista Roberto Ippolito. Si chiama «Lo smontalibri» e vuole «stimolare la voglia di lettura degli studenti insieme alla loro creatività». Dunque, i giovani vengono invitati a leggere un libro e poi a reinventare le storie, facendole a pezzi, confrontandosi infine con gli autori. E chi sono i quattro romanzieri chiamati sul palco? La onnipresente Dacia Maraini (domani primadonna al liceo classico Buratti di Viterbo), seguita da Chiara Gamberale, Ivan Cotroneo, Marco Lodoli. Postilla: gli ultimi tre, già gettonatissimi (dal libro di Cotroneo, il film «La kriptonite nella borsa», così come da quello di Sandro Veronesi una pellicola in uscita, «Sfiorati», su giovani dediti all'incesto) figurano tra gli invitati a «Libri come», la fiera in programma a Roma a marzo di cui diamo conto qui accanto. Postilla numero 2: Lodoli, come Baricco e Saviano firma su «la Repubblica»; la Gamberale collabora a «Il Riformista» e a «La Stampa» oltre ad aver cominciato a fare tv sulla Terza Rete Rai; Cotroneo è stato tra l'altro autore per Serena Dandini e per Corrado Guzzanti. È solo un saggio dell'intreccio di legami e amicizie che si autoalimenta nell'occupazione a senso unico degli spazi culturali. Proviamo invece a farla noi, una cinquina di autori che non stanno nel solito giro e valgono quanto quelli appena citati. Aurelio Picca, romanziere e poeta dei Castelli Romani, che Rizzoli ritirò nel 2011 dallo «Strega» e ora ha pubblicato con Bompiani un poemetto fumante e vibrante, «L'Italia è morta, sono io l'Italia». Giancarlo Calligaris, avanti con l'età, origine triestina, notevole per stile e capacità inventiva, autore da Fazi di «Privati abissi» e in corsa l'anno passato al Premio Viareggio. Donatella Di Pietrantonio, che ha firmato per Eliot «Mia madre è un fiume», opera sorretta da una buona capacità di scrittura; Luigi De Pascalis, in gara al Premio Acqui col romanzo storico «La pazzia di Dio», vicenda di una famiglia lucana edita da La Lepre. Perfino il giallo ha un «gregario» che vale quanto Faletti. È Paolo Roversi, è appena uscito per Mursia «La marcia di Radeschi», dove Radeschi (scritto così) è un giornalista e hacker ingaggiato come «aiuto esterno» dai piedipiatti milanesi. Ebbene, il loro successo è stella cadente. Non contano su amici giornalisti che li recensiscono a iosa, hanno piccoli editori, non frequentano talk show e festival. Magari scopriremo, troppo tardi, che sono Grandi Autori.

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