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«Il mio Händel? Un genio metafisico ricco di passioni»

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Tedescodi nascita, ma naturalizzato inglese, Händel è considerato uno dei più grandi musicisti del suo tempo, autore di opere come «Il Messia» e di molte altre per il teatro. Nel film, il compositore avrà un respiro musicale antico e contemporaneo, con una lettura metafisica e spirituale. La pellicola sarà girata in Germania, in Italia e in particolare a Roma, dove il musicista visse per un paio d'anni sotto contratto della famiglia Ruspoli. Le riprese inizieranno entro l'anno, con la produzione Ribes di Orlandini e Moscatiello e anche con il sostegno di Francesco Cattini de L'Ottava e della Lazio Film Commission. Protagonisti, Willem Dafoe, nei panni di un barone amico del musicista e Johannes Brandrup che sarà Händel. Battiato, perché ha scelto Händel per il suo film? «Mi è sempre piaciuta la sua musica: è l'immagine metafisica di zone elevate che noi oggi trascuriamo troppo spesso. È una lingua in codice che contiene il segreto dell'universo e della vita stessa e chi la ignora non sa cosa si perde. Sto preparando questo progetto da tre anni e ho letto molto su di lui, scoprendo, tra l'altro, che Händel diventò cieco, a causa di bisturi infetti, usati dall'oculista Taylor, gli stessi che resero cieco anche Bach, ». Come rappresenterà il genio händeliano al cinema? «Indagando, come faccio da sempre, sull'esistenza umana in modo serio e profondo. Amo raccontare le eccellenze, quelle che si realizzano nel loro talento: Händel era un uomo molto libero e uno straordinario compositore. Mentre non mi piacciono gli esseri subdoli che vengono dal sottobosco della materia, li ignoro perché conosco il loro inganno. Penso che ognuno nasca con le stesse potenzialità, sta poi all'individuo rivelare il proprio talento e farlo crescere. Credo anche nella reincarnazione ed è possibile che qualcuno nasca con un livello più avanzato di altri: sarà, allora, suo il compito di elevare lo spirito degli altri». Come ha scelto gli attori? «Sono diventato amico di Dafoe due anni fa a New York. Venne a vedere un concerto, dicendomi che seguiva il mio lavoro da qualche tempo, mi invitò a cena e dopo un po' gli chiesi se voleva essere nel mio prossimo film. Lui accettò a scatola chiusa, ma io gli ho mandato lo stesso la sceneggiatura, che gli è piaciuta. Nei panni di Händel volevo, invece, un bravo attore tedesco, che parlasse italiano, inglese e che suonasse il piano». Il set sarà allestito oltre che in Germania e in Inghilterra, anche in Italia, dove Händel visse, con quale incarico? «Girerò molto a Roma, dove Händel fu al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, mecenate anche di Corelli e Juvarra: per due anni fu ospite del Principe Francesco Maria Ruspoli, che lo nominò suo Maestro di cappella.Tra le location ho scelto il Castello di Vignanello di Claudia Ruspoli, che è conservato magnificamente e la chiesa romana di San Giovanni, dove Händel cominciò a suonare l'organo. Visse dal 1706 al 1710 in Italia, dove raffinò la sua tecnica compositiva, adattandola a testi classici italiani; rappresentò opere nei teatri di Firenze, Roma, Napoli e Venezia, conobbe e frequentò musicisti del suo tempo, come Scarlatti, Corelli, Marcello». Questo film avvicinerà i giovani alla musica classica? «La musica ha un linguaggio universale e va ascoltata in tutte le sue declinazioni, pop rock o folk che sia: l'importante è scegliere il distillato migliore di ciò che si ascolta».

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