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Kruger: «Io, Regina folle e trasgressiva alla Corte di Francia»

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Applausiper il direttore Dieter Kosslick (che resterà fino al 2015), per il presidente della giuria Mike Leigh e i suoi giurati, tra i quali spiccano Charlotte Gainsbourg, Jake Gyllenhaal, Francois Ozon e la diva di casa Barbara Sukova. Ha cominciato ieri la diafana Diane Kruger a scaldare l'atmosfera, nei panni di Maria Antonietta, nel film d'apertura di Benoit Jacquot «Les Adieux à la Reine», tratto dall'omonimo romanzo di Chantal Thomas. La Rivoluzione francese è vista stavolta dallo sguardo smaliziato della servitù di Versailles del 1789, tra abiti sfarzosi, lusso e profumi che contrastano un mondo che ancora combatte con pulci, topi e sporcizia, mentre la Corte è ormai sull'orlo del baratro, ma ancora non ne è consapevole. Il primo piano è però dedicato ai dialoghi e al carattere capriccioso della Regina austriaca Maria Antonietta (Kruger), moglie di Luigi XVI con il quale intrattiene una relazione erotico-sentimentale turbolenta. La sua insoddisfazione viene nel frattempo pacata dalla sua fedele dama di Corte, Sidonie Laborde (la bella Lea Seydoux), che è anche la sua lettrice e bibliotecaria. Ma, come se non le bastasse, si invaghisce anche dell'affascinante contessa Gabrielle Polignac (Virginie Ledoyen), di cui s'innamora al punto da sacrificare la stessa fedelissima e ingenua Sidonie. Tutto gira intorno alle donne in questo film declinato al femminile e nel quale gli uomini sembrano solo delle comparse, fino alla presa delle Bastiglia con la lista delle 286 teste da mozzare, compresa quella riccioluta dell'odiata Regina austriaca. Il film arriva sei anni dopo quello di Sofia Coppola che invece mostrò soprattutto la frivolezza e la lussuria di Maria Antonietta, quella volta interpretata da Kirsten Dunst. «Lo so, sono state diverse le attrici che hanno già vestito i panni di questo personaggio (come Michèle Morgan e Ute Lemper ndr) e molti hanno giudicato questa Regina una donna terribile - ha detto ieri Kruger vestita da un curioso accoppiamento di colori, righe e fiorellini - Io non l'ho mai giudicata, non me la sento di condannarla, anche se la Storia l'ha descritta come una donna dedita solo alle feste. In fondo lei era l'unica a capire davvero che la fine si avvicinava, tanto da condurla verso la follia. La trama, nonostante appartenga al passato, ha molte somiglianze con l'attualità: rispetto alla parte pubblica, alla divisione delle classi, al problema del denaro e, allora come ora, si commettono gli stessi errori. Per certi versi, anch'io somiglio un po' a Maria Antonietta: come lei sono arrivata a Parigi molto giovane, ho imparato il francese, inoltre, sono nata il 15 luglio e mia madre mi chiama persino Maria Teresa», nome dell'Imperatrice d'Austria e mamma della moglie di Louis XVI. La diva tedesca ha infine evitato di rispondere a chi le chiedeva se per lei era stata una sfida rappresentare in una scena l'atteggiamento lesbico di Maria Antonietta, elemento su cui finora la storiografia ha spesso sorvolato. La pattuglia tricolore alla Berlinale arriverà intanto domani con il film in concorso dei fratelli Taviani «Cesare deve morire». Poi toccherà a due lavori sulla tragedia del G8 di Genova: «Diaz», docu-film di Daniele Vicari sull'assalto alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto e, nella sezione Panorama Dokumente, «The Summit» di Franco Fracassi e Massimo Lauria, ancora sugli scontri di Genova 2001. Attesa, poi, lunedì la presentazione di «Händel» di Franco Battiato, sulla vita e la musica del grande compositore e ora in fase di pre-produzione.

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