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La faccia ironica del genio di Leonardo

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Dopo mezzo millennio gli studiosi si azzuffano Il genio del Rinascimento è sempre più star

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Einvece quel quadro è stato nella bottega del maestro del Rinascimento, che l'avrà pure visto e toccato, ma non dipinto. È la «gemella» della Gioconda: un nuovo mistero fresco fresco partorito dal genio burlone che, a mezzo millennio di distanza, continua a stupire il mondo. Al Museo del Prado di Madrid una scoperta sconcertante: i conservatori della galleria hanno identificato una copia della Gioconda di Leonardo da Vinci, dipinta contemporaneamente all'originale, datato tra il 1503 e il 1506. L'autore? Un giallo, un mistero, un'altro «Codice Da Vinci». Probabilmente uno degli allievi del maestro, forse Andrea Salai (che di Leonardo fu il compagno) o Francesco Melzi. La notizia è stata data dal quotidiano «El Pais», che cita fonti del Prado e soprattutto il periodico londinese «The Art Newspaper», che pubblica un ampio articolo sull'identificazione di questa copia coeva della Gioconda. Gli esperti del museo di Madrid hanno impiegato diversi mesi per studiare l'opera, provvedendo ad un intervento di pulizia che ha permesso di rimuovere uno strato di pittura scurissima che copriva la tavola ad olio. Il quadro, che per anni e anni da tutti al Prado è stato considerato come una banale copia del dipinto più famoso del mondo esposto al Louvre di Parigi, è stato ora ri-classificato facendo esplodere, secondo El Pais, una bomba nella storia dell'arte. L'allievo di Leonardo avrebbe realizzato la «gemella» della Gioconda nello studio fiorentino dell'artista-scienziato quando ancora il maestro di Vinci stava dipingendo l'originale. Le dimensioni delle due opere sono praticamente identiche: la Gioconda del Louvre misura 77 centimetri per 53 e la copia del Prado 76 per 57. Tutte e due le tavole sono in noce. Il misteriosissimo dipinto giunse nella collezione reale spagnola nel 1666, ha detto Miguel Falomir, direttore del Dipartimento di pittura italiana e francese moderna del Prado. Sono state impiegate macchine fotografiche digitali, raggi x, riflettografia, laser e scanner e dopo circa un anno di ricerche con questi strumenti probabilmente cambieranno le teorie e le interpretazioni sul leggendario ritratto che, ritengono molti esperti, è di Lisa Gherardini, moglie del ricco mercante fiorentino Francesco del Giocondo. Solo due settimane fa Ana Gonzalez Mozo, ricercatrice del gabinetto tecnico del muse di Madrid, affermò ad un convegno alla National Gallery di Londra che la Gioconda del Prado è molto «più rilevante» di quanto non si credesse. «La limpidezza della tela ora recuperata ha permesso di scoprire che il ritratto fu eseguito nella stessa officina di Leonardo, probabilmente nello stesso periodo che il maestro lavorava alla sua tela originale», ha aggiunto la studiosa, colpita dalle evidenti similitudini tra le due opere. Non solo per la figura, stupefacenti viso e mani, ma anche per il paesaggio sullo sfondo. Lo stato di conservazione della Monna Lisa del Prado, hanno aggiunto gli esperti spagnoli, è «migliore» dell'orginale del Louvre. «Ciò consentirà di studiare con più precisione i materiali pittorici con cui sono eseguite le due Gioconde e forse di decifrare anche alcuni misteri che ancora circondano il capolavoro di Leonardo», aggiungono dalla galleria. La copia della Gioconda sarà presentata ufficialmente al pubblico a Madrid il 21 febbraio, la copia restaurata andrà poi in trasferta al Louvre dove, dal 29 marzo al 25 giugno, sarà esposta in una mostra dedicata a Leonardo in occasione della presentazione del restauro della «Sant'Anna». Chi ha fatto realmente la «gemella» della Gioconda? Gli esperti su questo, come su tante altre cose attorno alla vita di Leonardo, si confrontano. Certo è che per vedere i due quadri insieme a Parigi bisognerà mettere in conto una lunghissima fila.

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