Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Besson: «Il mio amore per aiutare Suu Kyi»

Esplora:
default_image

Cast Yeoh interpreta la leader politica che lotta democraticamente contro il regime

  • a
  • a
  • a

Questala dichiarazione di Aung San Suu Kyi in merito al film «The Lady» di Luc Besson che ha aperto ieri la sesta edizione del Festival di Roma. Ed è questo il messaggio che l'attivista birmana Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991 e donna simbolo nella lotta non violenta per la conquista della democrazia, ha lasciato nel film biografico su di lei. La pellicola, voluta dall'attrice malese (che la interpreta) Michelle Yeoh e dal marito ex dg della Ferrari, Jean Todt che lo ha coprodotto, sottolinea l'edizione al femminile del festival capitolino, pur non avendo il film alcuna distribuzione italiana, nonostante sia in odore di Oscar. Essere scelti dall'Academy «sarebbe un modo per continuare a tenere i riflettori accesi su questa donna eccezionale con un marito ideale - ha esordito ieri Besson che lo ha diretto e coprodotto il film con la moglie Virginie Silla - Dopo aver letto questa sceneggiatura ho pianto e cancellato tutti gli impegni per 18 mesi pur di non lasciare il progetto ad altri registi. Abbiamo chiesto il permesso alla famiglia e ci è stato concesso, uno dei figli ha anche visto il film. Aung San Suu Kyi non l'ho però potuta incontrare, ma sapeva che questa storia era realizzata nel suo nome e in quello del suo popolo, lo abbiamo fatto proprio per dare sostegno alla sua lotta. Leggendo la sua vita alcuni si domandano come abbia potuto rinunciare alla famiglia per proseguire nel suo progetto politico. Nel film emerge anche il ritratto del marito inglese (interpretato da David Thewlis) che accetta per amore della moglie qualsiasi prova e si batte a livello internazionale per la sua libertà». Durante le riprese, fatte in Thailandia in segreto, a Suu Kyi il regime birmano ha concesso il 13 novembre 2010 la libertà dalla sua residenza sorvegliata e senza contatti con l'esterno: «Abbiamo idealmente festeggiato anche se non è una vera libertà perché il partito è stato sciolto e lei se uscisse dalla Birmania non rientrerebbe. Ma il fatto che il comico Zagana, voce democratica del Paese, sia stato liberato una settimana fa è già un bel segnale», ha concluso Besson. Per interpretare Suu Kyi, Michelle Yeoh è dimagrita 5 Kg, ha imparato il birmano e visto centinaia di documenti d'archivio per imparare a muoversi come lei: «Anche se non dovevo imitarla ma interpretarla, ho sentito forte questo impegno. Lei è una donna amata da tutti gli oppressi del mondo e volevo trasmettere il significato dell'amore vero per un popolo», ha spiegato la bella attrice invitando il pubblico a collegarsi sul sito www.yourfreedom.net. Il film è un biopic classico, con commozione finale, che lascia poco spazio all'arte cinematografica e alla specifica dimensione politica di Suu Kyi. I suoi scritti e il manifesto del suo partito che cerca di rovesciare democraticamente il duro regime birmano (considerato da Amnesty international uno dei peggiori al mondo,) sono messi in secondo piano rispetto alla storia personale della donna. Una storia che il cineasta francese racconta in maniera didascalica ed elegante, con sapienza registica ma con un fine dichiarato: far conoscere al mondo questa donna e far parlare di lei e di uno dei più cruenti e barbari regimi dittatoriali del mondo. Besson è consapevole di puntare su un aspetto che la stessa San Suu Kyi ha più volte rifiutato, quello del culto della personalità, ma è convinto che «è l'unico modo per accendere i riflettori sulla realtà birmana».

Dai blog