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Addio Jacopetti, padre del documentario

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GualtieroJacopetti, nato il 4 settembre del 1919 e scomparso l'altro ieri sera, è stato la pietra dello scandalo e protagonista di una breve stagione del giornalismo e del cinema italiano: quella dell'Italia anni '50. Non è un caso se proprio a lui si ispirò Federico Fellini per il personaggio di Marcello, cronista cinico e timido de «La dolce vita». In quegli anni il vero Jacopetti aveva tutta Via Veneto ai suoi piedi. «All'estero - raccontò in un'intervista - "Mondo Cane" e "Africa Addio" sono oggetto di culto e di studio. In Italia, invece, mi hanno detto di tutto: razzista, fascista, mi hanno accusato perfino di strage. Tutto falso». Si è sempre invece definito «liberale e anticomunista». Appassionato di viaggi e di sfide estreme, sarebbe andato in Africa, avrebbe conosciuto la prigione (condannato per lo stupro, sempre negato, di una minorenne che poi sposò), avrebbe dato vita negli anni '50 al suo primo giornale, Cronache, con firme di prestigio. Con l'amico Carlo Prosperi convinse Rizzoli a produrre il suo primo film di montaggio. Era il 1961 e «Mondo cane», con la colonna sonora di Riz Ortolani, fece il giro del mondo. Dopo il sequel «La donna nel mondo» e «Addio Zio Tom», Jacopetti realizzò «Africa addio» sui guasti e le storture della fine del colonialismo. La ricetta del successo è un genere di cinema documentario soggettivo e provocatorio con immagini a sensazione, punto di vista cinico ed anticonvenzionale, indifferenza ai modelli etici della chiesa e del comunismo, individualismo ostentato e aggressivo. Jacopetti sarà cremato e sepolto nel cimitero degli inglesi a Roma accanto a Belinda Lee.

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