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Sulla «lasciva» Cleopatra mentono tutti gli storici

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diLIDIA LOMBARDI La prima cosa da chiarire, su Cleopatra, è che fu egiziana quanto Liz Taylor, che le ha prestato i suoi occhi verdi. La regina suicida dopo aver sottomesso in amore e in altro Cesare e Antonio apparteneva alla stirpe dei Tolomei, greci macedoni fin nelle midolla. Stacy Schiff - americana, storica, Premio Pulitzer nel 2000 - fa la precisazione nelle prime agguerrite pagine del suo «Cleopatra» (Mondadori, 20 euro) che le servono a spiegare quante fandonie si dicono da duemila anni sulla più famosa «egiziana». Schiff dedica le ultime 50 pagine del libro alle note, denso elenco di opere e autori consultati. Non ce n'è uno che abbia conosciuto la «faraona». E non esiste scritto su di lei uscito da fonte egizia. Gli storici antichi che parlano di Cleopatra sono tutti latini, e vissuti quando l'esotica sovrana era morta. Plutarco scrive ai tempi degli Evangelisti. Appiano oltre un secolo dopo, Dione oltre due. Giuseppe Flavio adotta una cronologia «senza speranza». Di più. Il vuoto attorno a Cleopatra pare una «congiura di silenzi». Le lettere di Cicerone dei primi mesi del 44 a. C. - quando Cesare e Cleopatra erano a Roma - non furono mai rese pubbliche. La storiografia greca del tempo ignora la discendente di Alessandro Magno. Della bellissima non abbiamo né un busto né un ritratto. La sua faccia più attendibile è quella sulle monete fatte coniare da lei. Ergo, chi scrisse di Cleopatra - peraltro nell'epoca dei più celebrati autori latini - ne scrisse in un'ottica tutta romana. Non stratega che estese il suo dominio su tutta la costa orientale del Mediterraneo, non grande e colta diplomatica. Piuttosto ingannatrice, bugiarda, intrigante. Strega. Invece - sostiene Schiff - Cleopatra sapeva bene che le era necessaria l'alleanza con Roma, perché i romani avevano un temperamento da lupi. Sapeva pure che l'alleanza andava fatta col più potente di loro, bisognoso però delle sue ricchezze per combattere i nemici interni. Il padre si era legato a Pompeo Magno. Ma quando Cleopatra salì al trono - eliminando il fratello, secondo prassi allora - Pompeo venne sconfitto da Cesare. Non restava che ingraziarsi il nuovo padrone della caput mundi. Cesare poi fu ucciso e allora l'interlocutore privilegiato della «egiziana» divenne Marco Antonio. Ottaviano lo sbaragliò, ma la regina non fece in tempo a legarsi all'homo novus. Venne sconfitta e si uccise. E da allora al XX secolo l'Egitto fu colonizzato. Al di là delle favole a tragico fine raccontate da Shakespeare e Bernard Shaw, Cleopatra rappresenta il grumo mal digerito dalla storiografia delle donne al potere. Un'altra indomita regina, sconfitta dai romani, si tolse la vita e la civiltà da lei creata fu sepolta dalla sabbia del deserto. Si chiamava Zenobia, la città era Palmyra. Nel cuore della Siria, terra di conquista antica e moderna.

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