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Nicola Bultrini La realtà ci appare spesso inafferrabile, in una confusione degli elementi che genera quasi aggressiva il senso del vuoto.

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"L'abissoci impone un gesto probatorio, / una necessità liturgica". La prossimità alla mancanza di senso, che pervade la poesia di Baldo Meo, genera una paradossale ansia di conoscenza, "ho un'intelligenza piena di angoscia". In "Epifanio e altre meditazioni" (Lietocolle Ed.), Meo sceglie dunque di meditare in versi, senza però scivolare nel melodramma lirico, "in una frase sempre in bilico di essere detta". La meditazione del resto non è estraniarsi dal mondo, ma acquisire una consapevolezza sottile, guardarlo da lontano, lasciare che i sensi percepiscano incondizionati i riflessi autentici delle cose. "In questa urlante città di umani. / Il tempo annota sui vetri dei nostri volti / i passi confusi dei destini". Allora la meditazione si fa anche pretesto di memoria. Epifanio significa colui che mostra, che rivela e il poeta o una serie di voci raccolte dal poeta, rivela che "Tutte le cose sono in ordine comunque".

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