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di DINA D'ISA Due fratelli romani, orfani e dai caratteri opposti, si ritrovano a trasformare le loro vite radicalmente grazie alle atmosfere calienti di Cuba.

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MentreFedele assolve ai suoi doveri matrimoniali in modo impeccabile, Vittorio tradisce la moglie e accumula debiti di gioco, finché un giorno la sua auto viene ripescata in fondo a un lago e tutti lo piangono per morto. Ma per poco. Per caso, la famiglia scopre che Vittorio è in realtà ancora vivo e sta all'Havana. Il fratello Fedele parte per cercarlo, inseguito dall'ex amante di Vittorio e da un'investigatrice assoldata dal suocero. A cuba gli scenari cambiano: Vittorio, lì conosciuto come El Tiburon (lo squalo), organizza truffe a danno dei turisti con Almadedios, una bella cubana (Aurora Cossio). Nel tentativo di redimere e riportare a casa il fratello, Fedele s'innamora della ragazza, riprende possesso della sua vita più segreta, riappropriandosi del suo passato di cantante latino-melodico. Questa la trama della commedia di Dario Baldi, «Faccio un salto all'Avana», da domani in 370 sale distribuita da Medusa. «Abbiamo trovato una realtà cubana in pieno cambiamento - ha raccontato Brignano - Ci avevano spaventato descrivendoci una situazione drammatica, invece abbiamo trovato la gioia di vivere della gente. Persone che non hanno nulla, ma che sono sempre allegre, giovani e si divertono solo facendo musica per strada. Anche se il regista si è tenuto distante dalla Cuba da cartolina, dai film vacanzieri e balneari, tutti sanno che il turismo sessuale a Cuba esiste, ma non come una volta. Il popolo cubano soffre ancora per l'embargo economico ed è esausto a causa del regime che guida l'isola. Nonostante questo, in giro c'è una grande professionalità: abbiamo trovato comparse che avevano un livello di recitazione altissimo ed erano sprecate per fare parti minori. L'Havana è particolarmente affascinante se la si vive da turisti in un percorso protetto, altrimenti è carica di contraddizioni e c'è la necessità di non sprecare mai troppo l'acqua. Pannofino, con il quale è la prima volta che recito, è stato poi un vero compagnone, l'ideale per andare a Cuba e passare insieme momenti di evasione. Mi reputo una persona molto fortunata: in teatro sono io che scrivo i testi e anche in questo film ho dato il mio contributo con la mia sensibilità nel capire se una battuta potesse più o meno funzionare. Il personaggio era congeniale alle mie corde, ho trovato divertente il suo cambiamento psicologico e fisico: parte da Cuba con determinate intenzioni e poi viene completamente trasformato dall'isola, da quelle atmosfere latine». Da parte sua, il regista non ha voluto «trattare Cuba in maniera banale. Non mi piace l'Havana da cartolina, volevo far vedere tutto di questa isola, anche le sue affascinanti povertà. Mi volevo distaccare il più possibile da film vacanzieri e balneari per fare una pellicola leggera senza riferimenti al turismo sessuale. Ho cercato di realizzare una commedia pulita, ma non puritana».

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