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Il Giubileo passa attraverso la Porta Santa

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diRODOLFO LORENZONI Il sogno di una vita, l'obiettivo più desiderato di Giovanni Paolo II: il Grande Giubileo del 2000. Il progetto delle celebrazioni giubilari è annidato nel cuore e nell'anima di Wojtyla da molto tempo, almeno dall'inizio degli anni 90, e ora si avvia a diventare realtà. Pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, sotto gli occhi di Roma e del pianeta prende corpo il solenne momento in cui, nel passaggio al terzo millennio della storia, la Chiesa invocherà la pietà di Dio e il perdono dei peccati. Già nella lettera apostolica «Tertio Millennio Adveniente» del 1994, il Papa polacco aveva stabilito la scansione in tre tappe del cammino di preparazione all'evento: Gesù, Spirito Santo e Dio Padre erano indicati come protagonisti nella riflessione del popolo dei fedeli. Con il «Calendario dell'Anno Santo del Duemila» l'evento giubilare viene presentato nelle sue poderose articolazioni, nei «giubilei particolari» che si tengono praticamente ogni settimana dell'anno 2000. Malati, artisti, religiosi, sportivi, giovani, bambini, donne, lavoratori, famiglie, militari, intellettuali… ogni componente della società è coinvolta nelle celebrazioni, con la costante partecipazione del capo della Chiesa a conferire alle manifestazioni l'opportuna sacralità. L'organizzazione coinvolge tutta la curia ed è affidata al cardinale Roger Etchegaray, l'uomo che ha seguito e assistito Giovanni Paolo II in tanti dei suoi progetti più arditi e più riusciti. Etchegaray dispone otto commissioni, tra cui quella ecumenica, l'interreligiosa e la storico-teologica, e pianifica il lavoro attenendosi minuziosamente alle intenzioni del Pontefice. Giovanni Paolo apre la Porta Santa di San Pietro il 24 dicembre del 1999: l'indimenticabile istantanea che ci resta è quella del vicario di Cristo che, in ginocchio sulla soglia della prima delle basiliche, si raccoglie in preghiera tenendo stretto in pugno il crocifisso. Non saranno infatti soltanto trenta milioni di semplici fedeli di tutto il mondo ad oltrepassare la soglia di San Pietro e delle chiese del cattolicesimo universale per ottenere l'assoluzione: il 12 marzo, prima domenica di Quaresima, si celebra il «Mea Culpa» e Wojtyla in prima persona, mentre bacia il crocifisso, supplica il perdono a nome della Chiesa per gli errori e i peccati commessi nel passato a danno della verità, dell'unità cristiana, dei diritti dell'uomo e della pace. Con lui sette prelati, tra cui Joseph Ratzinger, invocano l'assoluzione, ciascuno per peccati specifici: per l'Inquisizione, per gli sbagli contro i popoli dell'Alleanza, contro i bambini, i poveri, le donne. Poi, nell'unico vero viaggio compiuto nell'anno giubilare, Giovanni Paolo II vola in Terra Santa, e ancora il mondo lo vede compiere gesti memorabili: in una fessura del Muro del Pianto depone la preghiera per il perdono dei torti inflitti agli ebrei, quindi celebra la Messa nel Cenacolo a Gerusalemme. Ma il Giubileo wojtyliano è anche gioia, e quando il Papa polacco vuole assaporare l'entusiasmo non può che rivolgersi ai giovani. In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, oltre due milioni di giovani provenienti da 159 Paesi invadono la capitale della Cristianità. 160 catechesi in 30 lingue diverse si tengono in ogni angolo di Roma, e trecentomila ragazzi sperimentano, con duemila sacerdoti nei 300 confessionali allestiti al Circo Massimo, il sacramento della riconciliazione. Il tutto culmina nella grande spianata di Tor Vergata, con la veglia della notte del 19 agosto e la messa della mattina del 20. Ancora una volta la parte viva della società e della cristianità ha risposto all'appello del Papa polacco; tanti tra questi ragazzi ritroveranno Giovanni Paolo II due anni più tardi, a Toronto. Il 6 gennaio del 2001, quando Karol Wojtyla nella messa dell'Epifania chiude l'anno giubilare, sono in molti a pensare che le energie del Papa venuto dall'Est siano prossime all'esaurimento. Niente di più sbagliato. Proprio mentre offre a Dio e alla Chiesa le sue crescenti sofferenze fisiche, il pellegrino dell'Assoluto si accinge a diventare il primo Papa della storia ad entrare in una moschea. 8-continua

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