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Il capitalismo del Dalai Lama

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diCARLO ANTINI C'è sempre un modo per uscire dalla crisi. Soprattutto se sei il Dalai Lama. La guida spirituale del popolo tibetano (che oggi formalizzerà la rinuncia al suo ruolo politico) si è messo a disposizione per trovare la «via giusta» che conduce fuori dal tunnel. Tenzin Gyatso incontra il capitalismo e le dinamiche del management nei meccanismi dell'economia globale. Logiche aziendali, qualità della leadership, destino delle multinazionali: sono queste le parole d'ordine de «La via del comando», edito da Mondadori e scritto a quattro mani dal Dalai Lama con Laurens van den Muyzenberg, consulente internazionale nel campo del management. I due cercano di trovare una sintesi tra capitalismo e buddismo. Tra la necessità del profitto e l'utilità della responsabilità morale dei dirigenti d'azienda. In passato il Dalai Lama si era occupato del rapporto tra buddismo e socialismo ma, di fronte al progressivo declino delle ideologie, ha avvertito il richiamo verso l'economia di mercato. L'obiettivo è quello di trovare una nuova «via del comando». Attraverso racconti esemplari, come quelli dei suoi incontri con Mao Tse-Tung, e citazioni da Adam Smith, Nelson Mandela e Gandhi, il Dalai Lama invita ad adottare l'ottica buddista che applica concetti quali «giusta visione», «giusta condotta», «giusta via». Mentre van den Muyzenberg offre esempi concreti di leadership, più o meno consapevole, come quelli di Shell, Ibm, Nike e Unilever. «Se consideriamo gli insegnamenti buddisti nel contesto dell'etica secolare e dei valori umani fondamentali - spiega il Dalai Lama - forse anch'essi potranno dare un loro contributo al mondo degli affari. Nel buddismo i concetti di ricchezza, lavoro, consumo e felicità sono in certa misura diversi dai loro corrispettivi occidentali. La felicità non consiste semplicemente nel soddisfare i propri desideri, materiali o no; la distinzione è cruciale. La radice della felicità non sta in ciò che desideriamo e che otteniamo, si tratta di qualcosa di completamente diverso. Si fonda su una forma di soddisfazione indipendente da ciò che si ottiene o si consegue». Come si declina tutto questo nella gestione della leadership dell'economia globalizzata? Secondo il Dalai Lama, la soluzione è affrontare i problemi economici e ambientali con leader capaci di comprendere le interconnessioni tra imprese e Paesi e di assumere decisioni importanti sulla base delle giuste motivazioni, senza lasciarsi travolgere da sentimenti come rabbia, rivalsa, egocentrismo, anzi, adottando criteri di ascolto, altruismo e saggezza. «Chi prende le decisioni - spiega Tenzin Gyatso - dovrà dunque rivelarsi non solo competente, ma avere anche le giuste motivazioni e uno stato mentale adeguato». In conclusione, la leadership richiede una mente addestrata alla concentrazione e al controllo di se stessa, due doti che le tecniche di meditazione suggerite nel libro sono in grado di sviluppare. Quando la «giusta condotta» diventerà parte integrante del sistema economico e quando il concetto di responsabilità morale entrerà nel vocabolario del management, la capacità di prendere decisioni giuste migliorerà e, auspicabilmente, vivremo in un mondo migliore. Parola di Dalai Lama.

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