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di CLAUDIO LO TUFO Misterioso come le tinte fosche della sua arte, unico come la sua rivoluzione pittorica, complesso come l'immensità delle linee e dei tratti ora visibili ora nascosti.

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Unasorprendente verità riportata alla luce grazie a raggi X e infrarossi, capaci di raccontare tutto il tormento di Caravaggio nella creazione di un trittico che segnò un momento fondamentale della sua carriera. Infatti, il Martirio di San Matteo, la Chiamata di San Matteo e San Matteo e l'Angelo, furono la prima commissione pubblica del grande pittore. Un lavoro che costrinse Michelangelo Merisi a lavorare su dimensioni notevoli e che diventò vero e proprio teatro di una sperimentazione inarrestabile, tra tecniche pittoriche e compositive che modificarono radicalmente la pittura del Seicento. I risultati di quest'attenta indagine diagnostica sono confluiti nella mostra didattica ideata da Rossella Vodret e curata da Marco Cardinali e Maria Beatrice De Ruggieri, dal titolo "Caravaggio. La Cappella Contarelli" che da oggi è possibile visitare nel refettorio di Palazzo Venezia, in via del Plebiscito 118 a Roma. Una mostra da non perdere che permette di entrare nel misterioso mondo di Caravaggio attraverso un percorso di immagini e sovrapposizioni tra le foto suggestive dei tre dipinti della Cappella Contarelli e le loro radiografie. D'altronde che vi fosse qualcosa dietro i dipinti, sopratutto per quanto riguarda il Martirio di San Matteo, era cosa nota già nel 1951. Quando le radiografie dell'epoca svelarono la presenza di una prima versione completamente differente che mostrava le scelte e le difficoltà compositive di Caravaggio. Oggi grazie alle nuove tecnologie si è potuto andare a fondo e finalmente svelare tutti i segreti della Cappella Contarelli. Infatti, i tre dipinti sono stati esaminati con radiografie su supporto digitale, riflettografia infrarossa e analisi della fluorescenza dei raggi X. Molte le informazioni che si possono ottenere dai nuovi studi: dalla scoperta di un Merisi capace di trasporre idee prospettiche del repertorio rinascimentale e di organizzare "geometricamente" lo spazio delle sue tele, all'incisione Prevedari (1481), tratta da un disegno prospettico di Donato Bramante, che è utilizzata da Caravaggio per la realizzazione dell'architettura nella prima versione del Martirio di San Matteo. Versione oggi nascosta dietro l'attuale dipinto e visibile solo grazie alle radiografie. Misteri che si svelano e che permettono di ricostruire tratti della vita artistica del maestro. Come nel caso delle inedite tracce di compasso rilevate nello sfondo della Chiamata di San Matteo, che segnano i punti di misura per una partizione della superficie e fissano la linea d'orizzonte e le scansioni verticali della scena. L'uso del compasso, d'altronde, risulta in uso a Caravaggio anche da altre fonti che raccontano dell'artista arrestato proprio perchè in possesso dello strumento, all'epoca ritenuto arma impropria. Le sorprese scaturite dagli studi sono infinite e grazie alla mostra di Palazzo Venezia diventano uno strumento, fruibile dal grande pubblico, per entrare nel mondo degli addetti ai lavori e scoprire i misteri del maestro. La stessa sovrintendente e ideatrice della mostra Rossella Vodret chiarisce l'importanza di questo appuntamento: «Abbiamo creato un ambiente suggestivo grazie alle grandi riproduzioni fotografiche dei dipinti, che permettono di osservare da vicino i tre capolavori scoprendone i dettagli. Inoltre, una postazione interattiva permette di sovrapporre gli strati della pittura così da poter scoprire, con un semplice tocco, i personaggi disegnati e poi fatti sparire dall'artista, i suoi ripensamenti e il perchè di alcune scelte. Tutto questo per far sì che l'arte non sia solo suggestione, ma anche la scoperta delle tecniche e del viaggio personale dell'artista all'interno dei suoi dipinti».

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