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Stefania Monaco Arance alla riscossa! La stagione è quella giusta per fare una bella scorta di vitamina ed allegria.

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Assicurarsiinnanzitutto che gli agrumi siano prodotti in Italia perché sono qualitativamente migliori. Purtroppo quel che si trova in giro è per lo più importato dall'estero, (Africa, Marocco «via» Spagna e Israele), viaggia acerbo e in celle frigorifere. Il consiglio arriva dalla Coldiretti: «Bisogna rompere la catena dello sfruttamento che inizia con gli agrumi calabresi per la produzione dei succhi che vengono sottopagati, appena 7 centesimi al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione, mentre sul mercato sono "spacciate" come Made in Italy bevande ottenute da prodotti spremuti ed importati da Paesi lontani senza indicazione in etichetta». E Stefano Franzero, direttore dell'Unione Nazionale Produttori Agricoli, conferma che «esiste una mancanza di natura organizzativa in senso generale che ha permesso ad altri Paesi di entrare in Italia e sostituirsi al nostro prodotto». Dal Ministero dell'Agricoltura Riccardo Deserti direttore generale dello sviluppo agroalimentare racconta che «l'Italia ha ottenuto il riconoscimento comunitario IGP (indicazione geografica protetta) per 8 agrumi, e il Ministero sta seguendo la definizione di protocolli fitosanitari al fine di sbloccare l'export in nuovi mercati, in particolare quelli del sud-est asiatico». I produttori da parte loro hanno provveduto vendendo i raccolti all'estero, come nel caso delle clementine di Sibari che a Londra viaggiano tra i 14 ed i 16 euro al chilo nei supermercati biologici, oppure dei bergamotti prenotati dai maestri profumieri in Francia, nonché del cedro commissionato dalla comunità ebrea. E la storia degli agrumi parte proprio da lui, l'antico Cedro. Vallate verdi di cedriere si allungavano sin dall'antichità lungo la Costa dei Cedri nella zona tirrenica della Calabria Citra (così chiamata già dal Regno di Napoli); qui, la maggior parte del raccolto viene selezionato e destinato alla cerimonia ebraica del Sukkòt. Il frutto è considerato sacro sia dagli ebrei che dai buddisti, ne esiste addirittura una variante denominata «mano di Buddha». A parte l'arcaico cedro, gli agrumi italiani originari d'Oriente, sono presenti sul territorio sin dal 1300. Ne esistono una miriade di varietà: arance, portogalli, sanguigne, tarocchi, melerose, mandarance, mandarini, clementine, piretti, limette, bergamotti, chinotti, mandarino cinese o kumquat, limetta cinese o limquat, limoni, miyagawa, satzuma, pompelmo, pomeo, pompelmo rosa, mapo. Lo sprigionarsi di oli della buccia e il succo essenziale sono ingredienti che danno vita a giochi «sfiziosi» sia in cucina sia in pasticceria, come la brinetta di limone che Heinz Beck distribuisce su alcuni piatti, o la straordinaria marmellata di cedri di Corrado Assenza o al rosolio verde oro di Gaetano Alia a base di scorzette verdi. Anche a Parigi Giovanni Passerini dell'acclamato ristorante Rino non rinuncia agli agrumi italiani (sua la ricetta a fianco). Per finire segnaliamo un romanzo americano di John Hawkes: vitaminico, trasgressivo e di fresca carnalità: «Arance rosso sangue», ambientato naturalmente, sulla costa del mediterraneo.

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