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Il film sul Risorgimento snobbato dal mercato

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Troppopoche le copie per il regista e per il co-produttore Carlo Degli Esposti che, d'accordo con il direttore di Rai Cinema Paolo Del Brocco, manderà una lettera ai vertici Rai «perché sostengano il film almeno con un'adeguata campagna promozionale». «Il problema della distribuzione - ha poi sottolineato Del Brocco, in linea con le parole di Filippo Roviglioni di 01 - è legato però al mercato libero: non è colpa nostra se i ragazzi preferiscono vedere i cinepanettoni e la Rai non è proprietaria di sale cinematografiche». Il film, con un budget di 6 milioni e 700 mila euro (3 della Rai, 1 del Comitato dei 150 anni insieme con la Film Commission Piemonte, il resto della Palomar e della francese Les Film d'ici) è un melodramma sul Risorgimento in 4 episodi che tentano d'illuminare le zone oscure di quel turbolento periodo storico. «Non è un film sul passato, ma sull'Italia che viviamo - ha detto Martone che ha diretto un ricco cast con Lo Cascio, Zingaretti, Barbareschi, Francesca Inaudi, Anna Bonaiuto e Toni Servillo - Ho cercato di dare luce a delle zone d'ombra che i cittadini non conoscono e per questo non mi sono soffermato sulla Repubblica Romana, l'unico vero Risorgimento, quello che però ancora non abbiamo. Dei tanti eventi, come l'alba tragica, lo scontro in Aspromonte tra garibaldini ed esercito regolare, mentre Mazzini moriva in esilio e braccato dalla polizia, non resta nulla se non la canzoncina popolare "Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba..". È fondamentale il passaggio generazionale di testimoni per ricordare che non abbiamo sempre perso, basterebbe pensare all'Italia fatta, all'idea repubblicana, ai movimenti degli anni '60 e '70, anche se non esiste ancora la maturazione democratica. L'attuale Federalismo è fondato sull'egoismo, sull'idea di un conflitto semplificato tra Nord e Sud. L'Italia invece è divisa tra due anime: quella repubblicana e quella autoritaria che parte da Crispi, passando per Mussolini, lo stragismo di Stato e arriva fino a oggi. Ora più che mai dobbiamo credere nella verità, perché su Risorgimento e Resistenza c'è stato il revisionismo e oggi siamo impaludati».

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