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Nervi, il contrario dell'archistar

L'architetto Nervi

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Prima di tutto, non era un architetto, ma un ingegnere, laureato a Bologna nel 1913. E un costruttore, perché fondò una propria impresa, la «Società Nervi e Nebbiosi», che diventerà nel 1932 «Nervi e Baroni». Sa qual è il materiale su cui puntare: il calcestruzzo. È solido, economico e permette soluzioni avveniristiche e d'effetto. Eccolo, il tratto distintivo di Nervi: unire l'audacia dell'ingegnere alla fantasia dell'architetto e alla concretezza dell'imprenditore. E per concretezza s'intende anche l'attenzione alla economicità dell'opera. Per questo i suoi cantieri proliferano e consegnano nei tempi previsti. Al calcestruzzo Pier Luigi Nervi affianca un altro atout della edilizia moderna. I prefabbricati. Moduli ripetuti all'infinito, piccoli elementi seriali. Ricomposti, assemblati. Come una serie di note sempre uguali e sempre diverse. Una cifra stilistica che dimostra quanto si possa fare buona architettura con pochi soldi. Questo racconta la mostra di foto e documenti «Pierluigi Nervi, Architettura come Sfida», appena inaugurata a Venezia (Palazzo Giustinian Lolin, fino al 14 novembre). A Roma Nervi lavorò molto, dagli anni Quaranta, affiancandosi anche all'altro nume capitolino, Luigi Moretti. E fu il paradigma dei tempi stretti e dei costi contenuti. Una favola, se pensiamo all'estenuante fa e disfa di certe recenti realizzazioni, dal Parco della Musica alla Teca dell'Ara Pacis. Ecco l'esemplare realizzazione del Palazzetto dello Sport, attiguo al Villaggio Olimpico. É il paradigma del «sistema Nervi»: anno 1955, costo duecento milioni di lire (pari a circa 2,5 milioni di euro). Il cemento qui si piega come un drappo, un tendone tirato da funi di calcestruzzo. La «cupola» non fu costruita con centine di legno, operazione troppo costosa, ma scomponendo la calotta in pezzi da confezionare a piè d'opera. Celebrato da tutte le riviste tecniche e architettoniche del mondo, valse al progettista prestigiosi riconoscimenti internazionali. Il prototipo è del 1954, un anno prima dell'assegnazione dei Giochi Olimpici alla Capitale. Che Roma ottiene anche presentando un progetto come quello di Nervi. La consacrazione il 6 ottobre 1960 con la partita di pallacanestro Cecoslovacchia-Italia. Tre anni dopo Nervi mise mano al suo edificio più impegnativo. L'aula delle udienze papali in Vaticano, diventata tout court Aula Nervi. Una struttura moderna da incastrare sullo sfondo della cupola della basilica di San Pietro. «Vede i nostri antichi che cosa hanno osato? Osi anche lei, abbia coraggio», lo incitò Paolo VI. In questo caso la realizzazione è lunga. Si devono prendere decisioni drastiche, come abbattere l'oratorio di San Pietro. Nervi utilizza calcestruzzo bianco, come il travertino. E crea una struttura con ogni comfort per i pellegrini (perfino una bocchetta per la fuoriuscita di aria forzata sotto ogni sedia) e capace insieme di avere un unico punto focale, il luogo dove il Papa siede e parla. Altro troviamo nella Capitale dell'ingegnere valtellinese. La sala del ristorante Kursaal, a Ostia, nello stabilimento-simbolo del mare di Roma, con il suo trampolino ardito, recentemente rifatto. Il palazzo dello Sport all'Eur, lo stadio Flaminio. Anche l'aeroporto Leonardo da Vinci. Recentemente rimodernato, di Nervi è rimasto poco. Se ne è dispiaciuta, invano, la fondazione che porta il suo nome.

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