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Le notti di Russinova

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Isabel Russinova

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Si concluderà domenica al Teatro Manzoni l'ultima replica della commedia «Fra un anno alla stessa ora» di Bernard Slade. La divertente pièce, interpretata da Pietro Longhi e Isabel Russinova, diretta da Silvio Giordani, racconta un'insolita storia d'amore in sei scene, che vanno dagli anni '50 ai '70. George e Doris sono due persone benestanti e di mezza età, vivono un'esistenza tranquilla, segnata dalla famiglia e dal lavoro, ma i loro destini si incrociano in un ristorante, dove avviene il loro primo incontro e la decisione di trascorrere una notte insieme. Al loro risveglio, turbati e sconvolti dalla loro passione decidono di incontrarsi solo una volta l'anno, alla stessa ora e nello stesso luogo. Scritta nel 1975, la pièce fu rappresentata per la prima volta al Brooks Atkinson Theatre di Broadway e replicata per 1453 volte. Nato in Canada, Slade ha avuto successo come autore di testi televisivi e, più tardi, si dedicò al teatro. «Same time next year» gli valse il Drama Desk Award e una nomination ai prestigiosi Tony Award. Russinova, il suo personaggio è una donna che attraversa vent'anni di cambiamenti sociali e politici in una provincia americana che però rappresenta un luogo universale.   «Sì, Doris e George raccontano a se stessi e agli spettatori la propria vita, chiacchierando sulle vicende che si susseguono nel mondo e nelle proprie famiglie. Il loro diventa un incontro sentimentale segreto e anche una sorta di seduta psicoanalitica. I loro incontri durano per più di vent'anni, dal 1951 al 1976, periodi di cambiamento per la società americana, che l'autore descrive attraverso le parole degli amanti. Dalla guerra in Vietnam al '68, ogni avvenimento è segnato dagli incontri di Doris e George. Ciò che succede fuori fa solo lo sfondo della loro strana storia d'amore, che si svolge esclusivamente all'interno di un motel, dove il tempo sembra arrestarsi».   La coppia resta fuori dal mondo, ma solo in apparenza? «Il bello di "Fra un anno alla stessa ora" è che un'intera vita viene rappresentata in due ore, scandite dallo scorrere di un tempo relativo e senza altri punti di riferimento. Il titolo di questa commedia è, come il testo, emblematico e originale, divertente e sofisticato». Sul palco, tra lei e Longhi si è creato un grande affiatamento.   «Oltre ad essere direttore del Manzoni, Pietro è un attore completo e lo ammiro moltissimo anche per le sue iniziative nell'ambito dello spettacolo. L'ultima delle quali l'apertura del Teatro Roma nel quartiere Ostiense, una zona dove prima non esisteva una sala teatrale e la sua idea sta avendo molto successo tra la gente del posto».   Doris somiglia a una donna di oggi, divisa tra carriera e famiglia ma con tanta voglia di emergere nel lavoro? «È certamente una donna nella quale chiunque, ancora oggi, si può identificare. È una ragazza provinciale e molto ambiziosa, si sposa presto, ha 3 figli, ma poi riuscirà ad emergere e ad entrare addirittura in politica. È la storia di noi donne, schiacciate da mille problemi, tra casa e lavoro, ma sempre con la voglia di andare avanti». Pare che le donne italiane siano quelle che in Europa lavorano più di tutte.   «Non mi meraviglio e anche l'allungamento dell'età pensionabile fino a 65 anni provocherà una generazione di nipoti che non cresceranno più con le loro nonne. Nella nostra società esiste una donna sdoppiata: la velina strumentalizzata solo per il suo corpo e per il piacere altrui; e la ragazza che ama usare il cervello e studiare. Ho una figlia di 9 anni e a volte mi preoccupo per il suo futuro». Ha messo in cantiere altri progetti? «Porterò ancora in tour "La governante" di Brancati e in autunno uscirà il film di Aurelio Grimaldi "L'ultimo re". Io vestirò i panni di Andromaca, all'epoca dell'esodo dei sopravvissuti della guerra di Troia».

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