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Amore e poesia del giovane Keats

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Senzache si sfiori mai la retorica e che, nonostante le copiose citazioni di liriche celebri a cominciare dal titolo, si ceda al letterario. Il merito è della regista australiana Jane Campion cui sono bastati pochi film «Un angelo alla mia tavola», «Lezioni di piano», «Ritratto di signora» – per imporsi tra le personalità più prestigiose del cinema contemporaneo. L'amore è quello casto e fedele che nel 1816 unisce la giovanissima Fanny Brawne e l'altrettanto giovanissimo John Keats. Le poesie sono le splendide, delicate composizioni liriche con cui Keats, fino alla sua morte precoce, accompagnò e commentò l'ardore via via sempre più crescente dei suoi sentimenti per Fanny. Fra gli idilli della campagna inglese, rappresentata nel corso di tutte le sue stagioni, fra i rituali rigidi di una società che al poeta senza mezzi di fortuna non poteva consentire una unione con una fanciulla di condizione più elevata. Jane Campion, che si è scritta anche il testo, ha lasciato che l'accento, con risvolti nel dramma si posasse su quella disparità di ceti che potevano ostacolare il compimento felice di quella unione, ma gli spazi privilegiati li ha dati soprattutto ai sentimenti che aspiravano a quella stessa unione e al florilegio di versi e di lettere cui si accompagnavano. Con immagini nitide e sempre eleganti cui le scenografie e i costumi conferiscono sempre, ma con discrezione, i sapori dell'epoca. Con ritmi piani, pronti a facilitare le riflessioni e addirittura il raccoglimento dei personaggi, con un segno preciso sempre riservato a questi personaggi che, non solo i principali, pur nella cronaca riecheggiano il canto: senza mai note alte, però, all'insegna di un sommesso che via via, con il mesto procedere dell'azione, tende al funebre, pur non attenuando mai la luce calda dell'amore. Concorrono alla perfezione del film due interpreti di qualità fini, l'australiana Abbie Cornish, una Fanny tutta composte emozioni, l'inglese Ben Whishaw, un John Keats di meditata interiorità. Il titolo, «Bright star», è parte di quella lirica che, appunto, definiva «fulgida stella» la comparsa di Fanny nella vita del poeta. Chi può, vada a leggersela in inglese. È un gioiello.

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