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Nicola Bultrini Da stasera Moni Ovadia sarà a Roma per proporre, in vari modi e occasioni, un tema a lui molto caro, quello dell'ebreo dell'esilio.

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Daoggi e fino al 4 febbraio, al Teatro Palladium, sarà in scena Di Goldene Medine. Lei è voce recitante con l'accompagnamento musicale di Carlo Boccadoro. Il tema è quello della grande migrazione degli ebrei dell'est d'Europa verso gli Stati Uniti. Una riflessione libera, rapsodica di questo passaggio, attraverso canzoni, storielle, riflessioni sui significati di questi movimenti, per capire come hanno cambiato la stessa cultura americana e alcuni tratti dell'ebraismo. Come è cambiata quindi la cultura yiddish? Entrando in relazione con l'Occidente è rimasta se stessa, ma ha acquistato forme e caratteri imprevedibili. Si pensi al buffone delle corti rabbiniche, che diventa lo stand up comedian, da cui deriva tutto il filone della comicità ebraico- americana e dello show business che ha fatto la fortuna di Hollywood. Questo vale naturalmente anche nel campo della letteratura e dei movimenti progressisti del '900. Il 4 febbraio invece al Teatro Belli lei presenterà il libro di Julian Tuwim, «Noi ebrei polacchi», di cui ha anche curato la prefazione. È un libro straordinario che affronta il grande paradosso ebraico, come una ferita ancora aperta dell'Occidente. Tuwim, grande poeta polacco, mostra come nell'ubiquità l'ebreo possa avere tante identità e rappresentare, al suo livello più alto, quella che lo ospita. Il tema del rapporto fra identità nazionale e universalismo è certamente attuale ed è visto dal poeta con grande lungimiranza. La Giornata della Memoria è recentemente trascorsa tra importanti e commosse manifestazioni. Ma nell'inevitabile retorica c'è rischio di un'assuefazione alla memoria stessa? In realtà c'è molto peggio, ovvero l'insidia della falsa coscienza. Non possiamo dirci solidali con gli ebrei e contemporaneamente tollerare lo schiavismo che pure c'è tra noi. C'è un solo vero modo per fare memoria ed onorarla, costruire giustizia, uguaglianza e combattere la logica del privilegio che genera i mostri. Questo vale per qualsiasi tipo di regime. Altrimenti sono solo chiacchiere celebrative. E' un problema di umanità che ci riguarda tutti. Del resto Auschwitz è per la storia dell'uomo una contaminazione profonda, di cui si deve sempre tener conto.

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