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Mastandrea, ecco l'integrazione senza retorica

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Dopo la buona accoglienza a Venezia nella Settimana della critica, uscirà venerdì al cinema (distribuito dall'Istituto Luce) «Good Morning Aman» dell'esordiente Claudio Noce. Protagonisti, Aman (Said Sabrie) di origine somala e il romano Teddy (Valerio Mastandrea), ex pugile 40enne, entrambi persi a Roma nella ricerca dell'identità. «Volevo smettere di recitare nelle opere prime, ero esausto di vedere registi in difficoltà, ma ci sono ricascato ancora - ha svelato Mastandrea - Mi piaceva questa storia poco retorica su integrazione e emarginazione. Ho fatto di nuovo anche il produttore, dopo l'esperienza di "L'Aquila bella me", documentario collettivo girato dai ragazzi aquilani dopo il terremoto, un work in progress iniziato l'8 aprile che ho già presentato nella sezione Extra del Festival di Roma. Non imito affatto gli attori americani che si mettono a produrre i film. Anzi, smettiamola di paragonare l'Italia all'America: quella americana è una macchina, qui abbiamo a malapena le biciclette e i ladri di biciclette. Ci vorrebbe un mercato italiano più sano. Nel film, costato circa 700 mila euro, ancora mi cimento in una deriva noir e violenta. Forse, è diventata una questione di comodo, nel senso che i personaggi complessi sono più appetibili da interpretare. Forse, dovrei cominciare a fare personaggi più limpidi. Ma credo sia solo una questione di fasi: ho iniziato facendo il ragazzo simpatico arrabbiato, poi il coatto arrabbiato, adesso sono nella fase dell'inquieto e magari mi ritroverò in quella del disoccupato».

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