Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La Grande Guerra è stata la prima guerra fotografata.

default_image

  • a
  • a
  • a

Maiprima d'allora una guerra era stata così ritratta nella sua cruda verità e già nel 1905 Jules Claretie, cronista per Le Figaro, aveva previsto che "il vero pittore della guerra oggi, il più feroce e il più vero, è la Kodak". Del resto i rapidissimi progressi della tecnica, imposero la fotografia come assoluta protagonista dell'iconografia del conflitto. La diffusione di economici apparecchi portatili, rese poi l'immagine fotografica un elemento essenziale di comunicazione tra il fronte e il paese. La fotografia fu ovviamente utilizzata per scopi puramente bellici (per l'identificazione degli obiettivi e il riconoscimento del territorio), come pure per finalità propagandistiche. A queste funzioni erano deputati i reparti foto-cinematografici di cui si dotarono quasi tutti gli eserciti. Ma esistevano anche moltissimi foto-amatori (sia militari che civili) che documentarono in maniera spontanea la loro esperienza di guerra. Il risultato di tali impegni fu la produzione di una enorme quantità di archivi, sia istituzionali che privati, il cui studio comparato oggi restituisce un immenso affresco corale dell'imponente conflitto. Le fotografie che giungono a noi e cui siamo abituati sono per lo più rigorosamente in bianco e nero. E se da un lato le sfumature del grigio conferiscono una sorta di solennità anche alle immagini più crude, le rendono parimenti molto lontane, soprattutto rispetto all'immaginario cromatico cui siamo ormai assuefatti. Ma la Grande Guerra sul campo di battaglia aveva la tinta rossa del sangue, marrone del fango, verde delle divise logore di milioni di giovani uomini in armi. Un lavoro certamente raro e prezioso fu dunque quello del fotografo dell'esercito imperiale austro ungarico Richard Synec, che colorò a mano ben 260 lastre di vetro, offrendo al pubblico immagini certamente assai crude, ma che svelavano il vero volto dello scontro armato. Tuttavia già nel 1903 i fratelli Lumière avevano inventato la placca "autochrome", una lastra in grado di produrre diapositive a colori. Benché i mezzi tecnici ed economici disponibili non ne consentissero una larga diffusione, comunque durante la guerra, su commissione degli eserciti, furono scattate da vari operatori, diverse foto utilizzando tale rivoluzionaria tecnologia, prevalentemente destinate agli archivi ed alla propaganda. Nel 1915 il francese Jules Gervais-Courtellemont pubblicò una raccolta di foto riprese durante la battaglia della Marna e poco dopo dedicò un volume a Verdun. In Germania Hans Hildenbrand stampava cartoline postali con le immagini della guerra a colori. Nel 1917 gli australiani Hubert Wilkins e Frank Hurley documentarono il conflitto nelle Fiandre e in Medio Oriente. Si tratta di testimonianze di grande valore, per molto tempo rimaste nell'ombra. Ma oggi, a distanza di più di novant'anni dalla fine della guerra, l'Organizzazione Civita, su iniziativa della Provincia di Roma e in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma e della Galerie Bilderwelt di Berlino, espone a Roma, per la prima volta in Italia, ben 70 foto a colori dei corrispondenti di guerra tedeschi, dei fotografi francesi, australiani, austriaci, statunitensi e del russo Produkin-Gorski, che hanno operato sui vari fronti della Prima Guerra Mondiale. La Prima Guerra Mondiale segna uno spartiacque nella storia dell'umanità e, anche se apparentemente tanto remota, in realtà è incredibilmente vicina alla nostra contemporaneità, proprio per aver tanto profondamente contribuito a determinarla. Osservare la guerra a colori, può consentire, soprattutto alle più giovani generazioni, di sentire quell'evento come parte imprescindibile e tangibile della loro storia attuale.

Dai blog