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Carlo D'Angiò ha trovato casa con un nuovo allestimento nella neonata sala Medievale dei Musei Capitolini, sul Colle.

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Lastatua protagonista (del re dei re) è quella dedicata a Carlo I d'Angiò ed è attribuita a uno degli artisti di maggior spicco del Duecento, Arnolfo di Cambio, vissuto tra il 1240 e il 1302: famoso è il presepe di Santa Maria Maggiore, altra opera che ci ha lasciato in eredità. Carlo D'Angiò è raffigurato seduto su un trono pieghevole privo di schienale (faldistorio), decorato con due protomi di leone. Indossa una lunga veste ed un ampio mantello originariamente dipinto di azzurro e decorato con i gigli dorati, colori ed emblemi della casa reale di Francia e d'Angiò. Sul capo ha una preziosa corona, solo in parte conservata, e nelle mani, modificate in occasione di un restauro del tardo Quattrocento, impugna uno scettro (o forse una corta spada) e il globo, simbolo del potere. Carlo I D'Angiò fu una figura importantissima del XIII secolo italiano: divenne il tramite del fratello - passato alla storia come San Luigi dei Francesi - per imporsi sullo Stato Pontificio rivestendo, dunque, un ruolo di fondamentale valore strategico. Fu nominato Senatore di Roma da papa Urbano IV e ottenne ben tre mandati che gli conferirono un enorme potere nella città: aveva ampie funzioni di governo e amministrava la giustizia. La statua e il contesto espositivo in cui è stata inserita sono stati presentati da Umberto Broccoli, Sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma, e da Claudio Parisi Persicce, dirigente dei Musei Archeologici di Arte Antica della Capitale. «Roma è piena di retaggi medievali - ha detto Broccoli - basta passeggiare per le vie di Trastevere o nei dintorni di Campo Marzio. È importante - ha continuato - smettere di considerare il Medioevo come un periodo buio: si tratta di una definizione coniata dagli intellettuali del Quattrocento, che consideravano se stessi come portatori di un sapere libero dopo il cosiddetto oscurantismo dei secoli precedenti. Eppure il Medioevo è stato un'epoca ricca di fervore e creatività».

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