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I «nuovi» Subsonica

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GabrieleAntonucci Dalle periferia di Torino al centro della musica italiana. È questa la parabola artistica dei Subsonica, che in tredici anni hanno creato un sound inconfondibile, ipnotico e adrenalinico al tempo stesso. L'humus creativo nel quale nasce la band è la Torino degli anni Novanta, quando un'ondata di licenziamenti della Fiat fa crollare il mito della «città fabbrica» e per contro innesca una nuova energia creativa. Tra le due tendenze musicali più in voga allora, il rock e l'elettronica, nasce così una «terza via» dall'incontro del produttore e chitarrista Max Casacci con il frontman Samuel e l'eclettico tastierista Boosta. Grazie anche al contributo della sezione ritmica formata dal batterista Ninja e dal bassista Pierfunk, nascono nel 1996 i Subsonica. Un anno dopo l'album «Subsonica» e la loro esibizione in apertura del concerto degli U2 mette in moto un'onda di consensi che ancora oggi non accenna a diminuire. Alla vigilia del concerto di stasera all'Ippodromo delle Capannelle per «Roma in Rock» abbiamo incontrato Boosta che, oltre alla sua attività di tastierista, è molto apprezzato come dj, anche per i suoi remix di artisti come Depeche Mode, Placebo e Skin. Dobbiamo aspettarci allora un concerto scandito dall'elettronica? «Per questo tour la tecnologia l'abbiamo messa un po' da parte-sottolinea Boosta- Per noi sarà un ritorno alle origini, nel quale siamo cinque persone che salgono sul palco con i loro strumenti. Visto che non abbiamo un album nuovo da promuovere il concerto sarà una vera festa, un happening nel quale speriamo che il pubblico si diverta quanto ci divertiamo noi a suonare. A Milano c'è stato un clima fantastico, spero che continui così per tutto il tour estivo». Il tastierista, tra un concerto e un altro, si esibisce da alcuni mesi nei teatri con il Procuratore Capo di Torino Giancarlo Caselli, accompagnandolo al pianoforte nella lettura di brani sul tema dell'antimafia. «Mi piacerebbe allargare quest'esperienza, ormai siamo un duo collaudato, il problema è riuscire a trovare il tempo. È bellissimo vedere come i ragazzi si avvicinino alla cultura della legalità, a volte in sala si creano un silenzio e una tensione davvero commoventi».

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