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Gli italiani «catturano» la prima stella del cosmo

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Nel1609 Galileo Galilei effettuava le prime osservazioni astronomiche e non poteva esserci celebrazione migliore, quattrocento anni dopo, che una grande scoperta di astrofisici italiani per ricordare il genio pisano. In questi giorni è stata presentata all'Accademia Nazionale dei Lincei a Roma l'immagine del corpo celeste più lontano dalla Terra finora scoperto. Si tratta di una una stella la cui immane esplosione è stata individuata il 23 aprile scorso. L'astro era distante 13 miliardi di anni luce dal nostro pianeta ed era almeno 100 volte più grande del sole. L'evento catastrofico è antichissimo, si è verificato non molto dopo il Big Bang, il momento della genesi dell'Universo. I numeri dell'anno (09), del mese (04) e del giorno (23) della scoperta sono stati usati per dare il nome alla stella esplosa, più la sigla che indica il «Gamma Ray Burst», il lampo di raggi gamma. Il nome della stella è: Grb 090423. L'osservazione del fenomeno è stata fatta dal Telescopio Nazionale Italiano «Galileo» dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, che si trova alle Canarie. Al progetto iniziale del telescopio ha lavorato l'accademico dei Lincei Giancarlo Setti. «Galileo» per primo tra tutti i telescopi del mondo ha individuato la distanza dalla Terra del corpo celeste, datando la sua nascita poco dopo il Big Bang. La raccolta dei dati è stata velocissima. L'evento rischiava di sfuggire a tutti gli strumenti puntati verso l'Universo. Il 23 aprile la zona dell'esplosione cosmica è stata segnalata dal satellite Swift, realizzato dalla Nasa con la collaborazione dell'Italia, che ha rilevato un lampo di raggi Gamma e X. Al momento dello scoppio i soli telescopi che potevano essere puntati verso quel settore di cielo erano quelli del Nord America e delle Hawaii, dato che in quel momento in quei luoghi era notte. Si sono messi all'opera riuscendo solo a rivelare una debole sorgente visibile nell'infrarosso, possibile indizio che la fonte osservata era veramente molto lontana. La notte arriva finalmente, dopo qualche ora, anche alle Canarie, dove l'Italia ha il Telescopio Nazionale Galileo e in Italia c'è anche, da oltre 10 anni, la rete di astrofisici Cibo, il Consorzio italiano burst ottici, organizzata a seguire e studiare questi fenomeni. L'osservazione viene coordinata da Paolo D'Avanzo dell'Inaf-Osservatorio di Brera e dell'Università di Milano-Bicocca, insieme ai colleghi di Brera, Roma, Bologna e delle Canarie. L'evento eccezionale è stato poi descritto all'Accademia Nazionale dei Lincei da Angelo Antonelli, ricercatore dell'Inaf, nel corso del convegno internazionale «Galaxy Properties Across Cosmic Ages». Le fasi dell'individuazione e dello studio dello straordinario evento celeste sono state particolarmente avvincenti. La scoperta, che in poche ore ha fatto il giro del mondo per la sua importanza, premia anni di paziente ricerca e collaborazione della rete degli astrofisici italiani del Cibo. «È stata una notte veramente impegnativa ed emozionante - ha detto Paolo D'Avanzo - ed è importante ricordare che la "cattura" di questo evento unico è il risultato degli sforzi di un team preparato e affiatato da anni». Con questa scoperta le conoscenze dell'Universo fanno un grande passo avanti, avvicinandosi molto alle prime fasi evolutive dopo il Big Bang. Il Telescopio Nazionale Galileo ha onorato nel modo migliore i 400 anni dalle prime osservazioni del cielo col cannocchiale effettuate nel 1609 dal Galilei.

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