Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Tulpan» di Dvortsevoy film kazakho nella steppa tra amori e natura ostile

default_image

  • a
  • a
  • a

Operaprima. Ne è autore Sergej Dvortsevoy incontrato come documentarista in vari festival. E il suo gusto per il documento dal vero si percepisce subito, anche quando si affida a una vicenda come questa con un principio e una fine. Quella di Asa, un giovane pastore appena tornato dal servizio militare. Per poter ottenere la cura di un gregge deve sposarsi, ma lì nella steppa, tra pastori costretti al nomadismo per andare alla ricerca di pascoli senza dei quali il bestiame morirebbe di fame, non è semplice, tanto più che l'unica ragazza disponibile, la «Tulpan» del titolo, non solo non pensa a sposarsi, ma ha addirittura in progetto di andare lontano, in città. Asa, così, resta per il momento nella iurta, la tenda mobile in cui vivono una sorella a lui molto legata e un cognato che invece gli rende la vita difficile dato che non trova moglie e non può quindi possedere un gregge... La vita di Asa. I suoi contrasti spesso molto duri con il cognato, i suoi tentativi sempre delusi di convincere Tulpan a sposarlo. È il semplice tessuto narrativo su cui il film si costruisce. In primo piano, però, la steppa, la natura, i temporali, il vento, le trombe d'aria che coprono tutto e tutti di polvere e, naturalmente, il gregge, con le pecore che rischiano di morire perché i pascoli ormai sono solo sterpi (da qui appunto la necessità di spostarsi altrove), con molti agnellini che nascono già morti per la denutrizione delle madri. Tutto rappresentato quasi in diretta, perfino il difficile parto di una pecora in tempo reale, tutto accogliendo dei personaggi che, intenzionalmente, si propongono solo come persone, tutto autentico e, di fronte alla macchina da presa, quasi immediato, pur non trascurando il dipanarsi dei pochi eventi attorno ai quali quella nitida avventura umana si svolge. Nelle stesse cifre gli interpreti: qui doppiati in italiano, anche se alcune canzoni ci son date in lingua kazakha, ognuno però con facce autentiche come se sorprese lì nella steppa. Un incontro raro, ma potrà convincere.

Dai blog