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I valori de «L'uomo nuovo» assediati dal falso progresso

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GiancarloLehner Dai monti della fiera resistenza culturale al totalitarismo del politicamente corretto ci giunge un «sos» sotto forma di saggio intrigante e non-conforme «L'uomo nuovo - Dallo scimpanzé al bonobo» (Rubbettino, Soveria Mannelli 2008, 188 pagine). La mittente è il comandante Dina Nerozzi, medico, neuropsichiatra, endocrinologo, docente universitario, una studiosa che vanta un'ampia ed importante bibliografia scientifica e, insieme, divulgativa. Grazie a lei, l'eterno femminino, da regale diviene anche intellettuale. Lassù, dai picchi partigiani, dove si difendono eroicamente le nostre radici culturali e valoriali, Dina Nerozzi ci esorta a riflettere su questioni, che di norma preferiamo evitare, glissare, dimenticare o edulcorare. Ci chiede, ad esempio, di ragionare sulla crisi dell'istituto matrimoniale, sulla sterilità dell'inverno demografico, sul tentativo di cancellare le leggi della natura, sul sopruso di far passare per magnifiche sorti e progressive le legittimazioni dell'omosessualità, dell'aborto, dell'eutanasia. Dina, impavida e sprezzante del pericolo, si spinge ancora oltre, dichiarando guerra a quanti, eredi di Stalin e dei comunisti che intendevano sradicare l'anima, eliminando l'idea stessa del sacro, cercano di cancellare una volta per tutte Dio dai riferimenti fondamentali dell'umanità. Già un'altra volta, sul finire dell'Ottocento, fu proclamato al mondo che Dio era morto. Nerozzi, che la storia del XX secolo la conosce bene, non scende a patti e non alza bandiera bianca. Ce n'è per tutti i padri fondatori, più o meno coscienti, del politically correct da Darwin, a Haekel e fino a Freud. Forse, alle origini non si trattò di un progetto organico e condiviso, né di un complotto compiutamente messo a punto, tuttavia, da varie parti e, magari, con obbiettivi diversificati, dentro il generico calderone chiamato progresso, avanguardisti, rivoluzionari, nichilisti, ecologisti apocalittici, psichiatri democratici, progressisti e progressivi integrati hanno sviluppato, coltivato, diffuso ed imposto gli imperativi perfetti per far implodere la società giudaico-cristiana: ridicolizzare, corrodere, abbattere religione, tradizioni popolari, spiritualità, coscienza, moralità, tutto distruggendo financo le leggi della natura. Codesti trasgressori e trasgressivi, l'autrice li definisce «propugnatori del nuovo ordine e dell'uomo nuovo», riclassificandoli, dunque, nel tremendo déjà vu del secolo XX, dove comunisti e nazisti coniarono e lanciarono appunto simili progetti: l'ordine nuovo fu parola d'ordine nazicomunista, così come l'edificazione dell'homo novus, che per i marxisti leninisti doveva scaturire dall'eliminazione di massa dei borghesi, dei contadini, dei credenti, dei preti, mentre per i nazisti la novità e la purezza non riguardò le classi sociali, bensì le razze semitiche, da eliminare o gli slavi ed i mediterranei, da schiavizzare a favore dell'uomo ariano. La professoressa Nerozzi s'è fatta partigiana, dunque, contro la violenza degli occupanti del politicamente corretto. Difende l'humanitas e la dignità delle persone contro coloro che circoscrivono il destino dell'uomo dentro un percorso umiliante: si parte dallo scimpanzé, e dalla valle di lacrime si arriva non alla valle di Giosafat, bensì solo e sempre nella giungla profonda, dove vive il bonobo, la scimmia alla moda e simbolo del progressismo per le sue abitudini sessuali assai poco selettive. Sto parlando, insomma, di un libro stimolante e inquietante, un testo da leggere e da imparare a memoria, prima di bruciarlo, per evitare d'essere scoperti, scampando alla repressione furibonda dei marx-freud-darwinisti, coadiuvati dalle armate dell'Arcigay.

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