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La solitudine in una società alienante

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"Liberabile" (Bompiani, pp 194) è il felice esordio di Cinzia Leone, storia di un uomo che perso il lavoro trascina da giorni il suo tempo inutile, in attesa di rifondare un'esistenza oscura. Lo conquista un "barlume di certezza" con l'idea di progettare un nuovo tipo di pasta. Vuole essere qualcun'altro e l'occasione gli si presenta a causa di uno scambio di persona commesso da un agente immobiliare che lo invita a visitare una casa in vendita. Ormai guidato dall'imprevisto, l'uomo forza la propria natura metodica, si tuffa nella casualità, cerca di uscire dal "naufragio" assumendo le più disparate identità per trattare l'acquisto di appartamenti. Nell'"inganno" della recita si sfoglia un'ininterrotta serie di scenari, ognuno ritagliato da una realtà credibile e insieme stravolta: un "teatrino coatto" nel quale affiorano i ricordi con tutta la bellezza senza coscienza delle cose perdute. A un certo punto, però, l'incontro con Alba, donna matura dal passo danzante e dalla voce "giovane e trillante sui toni acuti e vellutata sui medi", sembra subito deviare il corso della piatta esistenza dell'io narrante. La coincidenza di certi "scarabocchi", da lui vergati su un album da disegno, con un fatto di sangue, lo sprofonda in una "voragine", rompe la "diga" che lo ha protetto. Ma il "fantasma che è sempre stato", immerso in un tempo lento e uguale, deve ancora fare i conti con il colpo di coda del desino. Storia di chi gioca con la menzogna per vendicarsi delle sconfitte, «Liberabile» offre una rassegna di paesaggi esatti ma sull'orlo di una instabilità modellata da una fantasia che vuole adattarli all'anima persa, insicura degli uomini: paesaggi spigolosi e drammatici come i tanti volti disseminati in una "scenografia assorbente", simili a "spugne" che si intridono dei "colori degli ambienti". Voci, gesti, incessanti campi di piani escono come da un blocco dell'immagine, da un movimento che arrestandosi in un episodio libera subito una nuova spinta narrativa. Tutto l'assetto dei motivi e dei visi è dentro il piccolo fervore delle risorse dell'io, dentro un'aria in cui ciò che si definisce non è definitivo, anzi è pronto a riaprire la ricerca di una stabilità nella spirale della scrittura che surriscalda i fatti con scarti metaforici e similitudini disposti a deviarli verso un'altra fonte.

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