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Quegli italiani sconosciuti finiti nei lager per motivi politici

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826italiani (22.204 uomini e 1.514 donne) che furono deportati nei lager nazisti per motivi politici. Di questi 10.129 non tornarono. Il volume è il risultato di una ricerca promossa dall'Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati): per sei anni, sotto la direzione di Nicola Tranfaglia e Brunello Mantelli, i ricercatori del dipartimento di Storia dell'università di Torino (Francesco Cassata, Giovanna D'Amico, Giovanni Villari) hanno lavorato sugli archivi ufficiali dei campi di concentramento, dei ministeri dell'Interno di Austria e Germania e della Croce Rossa incrociando le informazioni con gli elenchi dei deportati che in questi decenni sono stati ricostruiti e conservati sia da singoli deportati e dalle loro associazioni, sia da istituti storici locali. Un lavoro metodico e puntuale, sostenuto dal contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo e dall'assessorato Cultura della Regione Piemonte, che ha consentito di realizzare non solo il primo elenco sistematico dei deportati politici ma anche uno studio statistico sull'universo concentrazionario e sulle dinamiche che lo governavano. Nell'appendice statistica di 200 pagine che chiude il volume sono raccolte le cifre della tragedia. Il primo dato che emerge è che nessuna regione italiana è stata risparmiata. Antifascisti della prima ora, partigiani, prigionieri di guerra ma anche criminali abituali detenuti nelle carceri italiane e consegnati dalla Repubblica di Salò ai tedeschi, asociali, politici ebrei, lavoratori civili emigrati in Germania, cattolici: per ciascuna di queste categorie nei campi di sterminio c'era una sigla di identificazione. Furono 11.432 quelli designati come Schutzhaftling (deportati per motivi di sicurezza), 3.723 come Politisch (in buona parte già presenti nel Casellario politico centrale dell'Italia fascista), 801 erano Azr, abbreviazione di Arbeitszwang Reich, ovvero «asociali», categoria di solito attribuita ai criminali comuni e in alcuni casi a soldati imprigionati dopo l'8 settembre. Kfg, Kriegsgefangene erano i prigionieri di guerra; Bv, Berufsverbrecher, criminali comuni; altri Za, Zivilarbeit, lavoratori civili; Geistlicher, religiosi; Pol Jude o Schutz Jude erano gli ebrei considerati anche oppositori politici. Le morti furono, sul totale, 10.129, una percentuale vicina al 50%, che arrivò al 55% nel lager di Mauthausen. Fu tuttavia Dachau, con 9.311 persone, il luogo con il maggior numero di deportati politici; a seguire, Mauthausen con 6.615, Buchenwald con 2.123, Flossenburg con 1.798, Auschwitz con 847 e via via gli altri campi. Il libro sui deportati politici è nato dalla volontà di due ex deportati, Bruno Vasari, sopravvissuto a Mauthausen e per anni presidente dell'Aned di Torino, che ha ideato il progetto di ricerca e da Italo Tibaldi che come responsabile della «Sezione ricerche» Aned ha promosso il censimento dei deportati e la predisposizione del primo archivio.

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