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La scabrosa leggerezza del triangolo d'amore

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Si scopre però sterile e finisce per chiedere a Philippe di prestargli il seme. L'altro prima esita, poi cede, ma Fina, diventata mamma, sentendosi innamorata di Emmanuel, gli lascia sì il bambino, però se ne va perché non accetta il ritorno in casa di Philippe. Per una sorta di lieto fine a tre ce ne vorrà ancora un po'... Un tema discusso e discutibile, con risvolti che rischiavano di essere anche scabrosi. L'esordiente Vincent Garenq, mettendolo prima su carta poi portandolo sullo schermo, è riuscito invece a smussarne certi angoli (l'unica scena di sesso esplicito è fra Emmanuel e Fina prima delle nozze) e ha quasi sempre privilegiato i toni della commedia, sia pure con sentimenti. Il personaggio di Emmanuel è disegnato persino con delle finezze, l'ansia della paternità, il rapporto sincero e onesto con Fina, l'affezione mai troppo marcata per Philippe. Con un contorno di parenti e di amici tutti molto comprensivi, affidati a segni coloriti ma volutamente mai accentati, perché i toni, in tutto, restino sommessi. Il linguaggio è disinvolto, prima cadenza ritmi sospesi che suscitano curiosità, poi procede spedito sciogliendo con garbo i tanti nodi che sembrerebbero dover inceppare l'azione con situazioni impreviste e imprevedibili. Su qualche spunto si potrà dissentire, così come sulla tesi che sia pure solo implicitamente, si intende trasmettere, ma i modi cui Garenq si è rifatto hanno una loro giustificazione dal punto di vista narrativo e come tali possono accettarsi. Il protagonista è Lambert Wilson, visibilmente invecchiato ma sempre saldo e sicuro. Al suo fianco, come Fina, una graziosa attrice spagnola, Pilar López de Ayala: con una recitazione quieta e sincera.

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