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La medicina «naturale»

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La coincidenza delle date non è affatto casuale ma esprime lo spirito dell'epoca, che esalta la centralità della vita, là dove la salute diventa un diritto personale, una condizione per la libertà e un bene comune del genere umano. La medicina ufficiale è uno degli strumenti principali per avvicinarsi a tali obiettivi, ma la strada che deve percorrere è ricca di controversie e di conflitti con la cosiddetta medicina non convenzionale. Ed è proprio sullo scontro tra le diverse interpretazioni del bene e del male della medicina contemporanea che si basa il libro «Medicina naturale» di Bruno Silvestrini (edito da FrancoAngeli, pp.181, euro 20) con la prefazione di Giovanni Berlinguer. L'autore, medico, cultore della farmacologia e della bioetica, è presidente della Noopolis, Fondazione non profit che si batte per la ricerca scientifica e per i giovani. Silvestrini ha lavorato tra l'altro nel mondo pubblico e privato, pubblicando circa 500 lavori scientifici, in gran parte su riviste internazionali, ed è padre di diversi farmaci, tra i quali l'antidepressivo più diffuso negli Stati Uniti. Con questo libro, l'autore analizza il conflitto, ma anche la possibilità di dialogo, tra medicina ufficiale e quella non convenzionale. Attraverso uno stile colloquiale e comprensibile a tutti, pur con delle pagine di lettura attenta e riflessiva, Silvestrini ricorda che non si possono mai sottovalutare la grandi leggi della vita: la difesa del sè, la capacità di adattamento e il valore della solidarietà. E se è pur vero che la medicina ufficiale ha sconfitto malattie come lo scorbuto, il rachitismo, il colera, la peste, il vaiolo, la poliomelite e il gozzo endemico, conserva però dei grandi limiti, che si sono accentuati proprio con la sua crescita. Per trasformarsi da arte empirica a scienza, la medicina ufficiale ha infatti indebolito il contatto con il malato, inseguendo una mutazione analoga a quella che ha contraddistinto il passaggio dall'artigianato all'industria, dalla produzione per il singolo a quella in serie. Mentre è stata emarginata la medicina non convenzionale che ha dato il meglio di sè in quelle patologie minori, le più diffuse, che sono così riuscite a regredire da sole senza aggravarsi. Avvicinandosi alla tesi dello storico Roy Porter, per il quale esiste a riguardo uno «squilibrio irrisolto», Silvestrini sottolinea che la concezione antropocentrica, alla base della medicina moderna e della civiltà occidentale, non va rigettata ma rivista.

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