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Metti che nel 2015 alle elezioni si presenti il Partito degli Islamici

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Molto meno di quanto ha azzardato Pierfrancesco Prosperi, architetto, sceneggiatore e scrittore, ne «La Moschea di San Marco» (Bietti). Pagine in cui inanella una serie di avvenimenti - raccontati senza fremiti, come con l'occhio di una cinepresa da nouvelle vague - che inquietanti è dir poco. Una donna nubile e incinta esce dall'ufficio e viene presa di mira da un gruppo di lapidatori che la uccide e si dilegua. Un architetto prepara un progetto per trasformare in moschea la Basilica di San Marco. Un sindaco va a trovare un droghiere musulmano per convincerlo a rimettere in vendita il prosciutto, perché nel quartiere non si trova più chi smercia maiale. Un prof di liceo vede la classe ribellarglisi perché ha scelto la «Divina Commedia» commentata dal Sapegno, un classico dove però non sono stati eliminati quindici versi all'indice come i «Versetti satanici» di Rushdie: quelli nei quali Dante incontra Maometto all'Inferno. Slittamenti quotidiani dalle tradizioni, dalla cultura, dalle abitudini occidentali, insomma. Che a pezzetto a pezzetto trasformano la vita del Paese. Così non fa poi neanche tanto scalpore che a uno dei candidati del Partito della Verità un intervistatore chieda: «Onorevole Scalise, applichereste la sharia se doveste trovarvi a governare il Paese?». Qualche mese fa queste pagine si sarebbero configurate davvero come fantasy. E invece basta ricordare il polverone alzato dagli islamici per l'invito a Israele della Fiera del libro di Torino a renderle più vere del vero. O l'apertura dell'arcivesocvo di Canterbury verso, appunto, la sharia. «Immaginavo che il mio libro sarebbe invecchiato presto, ma non così presto», commenta Prosperi. «Del resto, dalla cronaca ho preso parecchi spunti. Un quartiere dove non si può più comprareprosciutto esiste davvero a Parigi. E in Iran dall'anno scorso si può trovare la Commedia, ma senza gli incriminati 15 versi». Ha penato per far pubblicare il suo romanzo? «Ho trovato un editore dopo sei mesi. Alcuni hanno rifiutato perché l'opera non s'inserisce, dicevano, nella loro linea editoriale. Una casa s'è tirata indietro all'ultimo momento, ricordandomi quanto era successo al regista Theo Van Gogh in Olanda. Infine, la Bietti ha dato l'ok». Quanto a credere che si realizzeranno gli scenari immaginati, Prosperi scrolla la testa. «No, in Europa i musulmani non diventeranno maggioranza. E però questa mania del politically correct, questa incapacità di reagire preoccupa». Certo, il finale del libro - con un papa dal nome Benedetto XVII che terrorizzato dopo quattro attentati nelle chiese definisce urbi et orbi l'Islam unica vera fede - è ai confini della realtà, come s'intitolava una serie tv anni '60. A patto che noi occidentali non facciamo correre la realtà troppo in fretta.

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