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Dina D'Isa [email protected] LONDRA Non bastava il maghetto ...

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Un tenebroso fantasy di Natale, quindi, che osa però far riflettere in un periodo in cui le famiglie vogliono solo calore e tenerezze. Senza polemiche. La trilogia cinematografica è molto fedele a quella narrativa (La bussola d'oro; La lama sottile: e Il cannocchiale d'ambra). Nel primo libro, come nel primo film, emerge la figura della undicenne protagonista Lyra (Dakota Blue Richards, scelta a Londra tra migliaia di ragazzine di tutto il mondo). Nel mondo di Lyra ogni persona ha sempre con sé un daimon, ovvero un alter ego sottoforma di animale. Il daimon di Lyra si chiama Pantalaimon (tradotto dal greco è il misericordioso), e come quello di tutti i bambini può assumere varie sembianze animalesche. La vita spensierata di Lyra di suo zio Jordan, Lord Asriel (Daniel Craig, già pronto per il prossimo James Bond e per il secondo episodio della trilogia di Pullman) cambia e tra un'avventura e l'altra conosce l'affascinante e pericolosa Mrs. Coulter (Nicole Kidman). La donna fa parte di una organizzazione di stampo cristiano, gestita dalla Chiesa, che rapisce i bambini portati poi nell'Artico, in una specie di lager e separati dal loro daimon, che rappresenta l'anima. Nella sua fuga verso l'Artico, dove salverà i bambini da una fine terribile, Lyra verrà aiutata dai Gyziani, zingari nomadi, da orsi polari armati, dalla strega buona Sefina (Eva Green) e dal suo amico pistolero Lee Scoresby (Sam Elliott). Invitabile porsi degli interrogativi, sull'atto d'accusa fatto dal libro di Pullman che comunque aveva precisato come il suo fosse soprattutto "un atto d'accusa contro la teocrazia che non sempre è religiosa". Di fatto, la trilogia vede un'Europa governata da una teocrazia che mescola elementi cattolici e calvinisti, in cui la fisica è trattata come teologia sperimentale, nella vaghezza di una cosmogonia perduta. Insomma, il mondo cattolico non ci sta e le critiche superano quelle già suscitate dai film di Harry Potter. Il grande esponente della Chiesa d'Inghilterra, l'Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, in un confronto con lo stesso autore ha evidenziato come gli attacchi di Pullman si concentrino però sui vincoli dogmatici e sull'uso della religione come strumento di oppressione, e non sul cristianesimo stesso. Ieri, nell'esclusivo hotel Claridge di Londra il regista Weitz ha sottolineanto che il film non è anticattolico: "Sono di religione ebraica ma non credo di aver girato un film contro il cattolicesimo", ha detto. Mentre una sempre più algida ed eburnea Kidman ha sottolineanto che "se la storia fosse stata anticattolica, non avrei mai accettato il ruolo della Coulter perché sono profondamente cristiana. La storia è però molto complicata e sarebbe meglio affidarsi alle emozioni che suscitano le splendite immagini, ricche di effetti speciali. Anche io ho dei bambini e farò loro vedere il film, ma certo sarebbe meglio se i genitori guidassero il loro figli alla visione - ha aggiunto l'attrice giunta a Londra da Sydney, dove sta girando "Australia" di Baz Luhrmann - Mia madre mi raccontava tante storie: un gesto importante, soprattutto oggi per questi bambini che passano molto del loro tempo su Internet. Ed è bello che finalmente in questo film l'eroina sia una bambina. I miei genitori mi hanno insegnato a potenziare l'immaginazione e ho subito amato libri come "Le cronache di Narnia" e "Alice nel paese delle meraviglie". Finirò la trilogia di "The Golden Compass", il mio personaggio, anche se per ora appare freddo e cattivo (con una scimmia come daimon), nei prossimi capitoli esploderà e soprenderà. A volte mi identifico in un gattino e altre, come oggi, mi sento una tigre", ha concluso l'attrice, che - pare - si rivelerà poi la madre di Lyra. La vera sorpesa del film resta la piccola Dakota (Lyra), che ha confessato: "Sul set Nicole Kidman mi ha sempre comunicato timore, per la sua freddezza e per il suo modo compassato, ma alla fine ho imparato a convivere con questa sottile paura".

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