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Crepuscolo all'Eliseo

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La doppia presidenza di Chirac raccontata da Antenne 2 Il lento declino dopo il «no» sull'Iraq e le rivolte a Parigi

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Da giovane era bello, se ne resero conto le studentesse di un College di Harvard dove compì un periodo di studi, e che, a quanto si rammenta, caddero a frotte nelle sue braccia; prima che Chirac convolasse a nozze con Bernadette Chodron de Courcelles, di famiglia aristocratica, ma pure lei - si dice - costretta a difendere con le unghie e coi denti un matrimonio non privo di tradimenti da parte di lui. Come le capitò di confessare a un'amica: «Cosa posso farci? Ho sposato un Cary Grant!». In politica c'è entrato sotto l'ala protettrice di George Pompidou, un conservatore illuminato che per esempio ha voluto le leggi a favore della parità femminile in Francia.Chirac aveva allora una sigaretta perennemente incollata all'angolo della bocca, rigorosamente una "gitane" ( tra le più pestifere che ci fossero), e portava gli occhiali sul naso; questo prima che la figlia Claude gli imponesse di smettere di fumare e di mettere delle lenti a contatto, in primo luogo perché il fumo gli alienava le simpatie degli anti-tobagisti, e inoltre perché quelle lenti pesantemente cerchiate di corno nuocevano alla sua immagine di decisionista, gli davano semmai un'aria professorale, da topo di biblioteca, alieno dal curvarsi sui problemi della gente, per catturarne le simpatie. E a questa figlia Chirac ha sempre dato retta, più che ad ogni altra persona al mondo. La sua personale biografia, di uomo e di politico, è stata ripercorsa in questi giorni con un lungo documentario trasmesso in due puntate dalla rete televisiva francese Antenne 2, anche nel tentativo di tracciare un bilancio di due periodi di presidenza che potrebbero diventare tre, se Chirac volesse e potesse (ma non vuole e non può), dopo che il mandato del presidente è stato ridotto da sette a cinque anni per far coincidere le elezioni presidenziali e quelle legislative. Un ritratto in bianco e nero, col positivo che si mescolava strettamente al negativo, se vogliamo una lezione di tecnica del potere, dove per afferrarlo, e per conservarlo, non sono ammessi degli stati d'animo, non mancano, né possono mancare, i colpi bassi, guai a lasciare le armi al guardaroba. E Chirac è stato un uomo di grandi amori, ma anche di grandi rancori, incapace di perdonare un'offesa, nemmeno un'offesa presunta. Pompidou muore lasciando in pratica due eredi, Valery Giscard d'Estaing, che è stato un ottimo gestore dell'Economia, e Chirac che fra le altre cose ha retto i dicasteri dell'Agricoltura e degli Interni. Nel vecchio partito gollista - UDF , Unione per la democrazia francese - Giscard è più popolare di Chirac. È dunque il primo che si fa eleggere alla presidenza della Repubblica, chiamando il secondo all'incarico di primo ministro. Ma è come mettere due galli da combattimento nella stessa gabbia; tanto più che Giscard, approfittando dei poteri, molto ampi, che gli garantisce la Costituzione, regna sulla Francia più che governarla, riservando a sé ogni decisione, e riducendo a poco, se non a nulla il margine di manovra del primo ministro. Fra i due si scava il fossato dell'odio. Chirac reagisce dando improvvisamente le dimissioni (gli succede Raymond Barre) e fondando un proprio partito, che si chiama RPR (Rassemblement pour la Republique). E allorché Giscard briga una seconda presidenza, l'appoggio è tiepido, se non inesistente, al punto che per la prima volta nella storia del paese è il candidato delle sinistre, Francois Mitterand, ad espugnare il Palazzo dell'Eliseo. Giscard va a fondo, pur conservando intatto un certo prestigio. Chirac resta a galla, via via conquista la carica di sindaco di Parigi facendone una sorta di feudo personale, torna primo ministro con Mitterand per

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