Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il direttore di Radiodue

Esplora:
default_image

«Quei due sembrano Totò e Peppino»

  • a
  • a
  • a

Sergio Valzania, direttore di Radio2 e Radio3 non ha dubbi: per arrivare al successo occorrono due soli ingredienti, il lavoro e la fortuna. E di fortuna lui e Radio2 ne hanno avuta davvero tanta. Soprattutto con l'arrivo di Fiorello e di Baldini. «Il connubio tra i due è pressoché perfetto - si vanta Valzania - si sono integrati a meraviglia. Da una parte un'esperienza basata sulla tradizione radiofonica ventennale di Baldini, dall'altra il più grande showman del momento, Fiorello, un vulcano capace di inventarsi un personaggio in quattro e quattr'otto. Ad esempio il Morandi dell'altra sera è nato lì per caso, pochi attimi prima. I due sanno andare a braccio, si integrano, sono bravi. Sembra di rivedere Totò e Peppino dei tempi migliori. Loro per primi si divertono lavorando. Giocano. Il programma li mette a loro agio perché ha metodo e una scrittura solida. Sono due personaggi che amano la radio e la tradizione radiofonica. Sanno inseguire il passato nel modo giusto, vedi Lelio Luttazzi, e la ricerca del passato può essere pericolosa». Come spiega questa rinascita della radio pubblica? «Negli ultimi anni il nostro comparto radiofonico era sottosviluppato rispetto alle risorse del Paese, adesso finalmente si cominciano a vedere anche gli investimenti di privati, un competitor molto più aggressivo e attrezzato, non ancora al passo coi tempi, ma senza dubbio sulla buona strada». Quanto incide la qualità per il successo di un programma radiofonico in Rai? «È importante, ma da sola non basta. Più della qualità per la radio conta riuscire a interpretare il mondo attuale, conta essere intonati, adeguati e vicino al pubblico che ti ascolta, bisogna essere un complice dell'ascoltatore. Non a caso, oltre a VivaRadio2, ci sono trasmissioni come Caterpillar, Il ruggito del coniglio e altre che vanno benissimo». Come vanno gli ascolti? «Direi bene. Radio2 si attesta tra il 7,3 al 7,8 di share medio giornaliero. E non è poco se si considera quante emittenti radiofoniche ci sono in giro. Fiorello raggiunge il 17%, un dato che viene superato solo dai primi notiziari di Radio1 nella fascia che va dalle 5 alle 8 di mattina». Perché i "grandi" della tv disertano la radio? «Oltre a Fiorello anche Gerry Scotti è tornato a farla. La Pivetti si trovò benissimo. Tuttavia molti artisti la disertano perché la radio è difficile. Non è per tutti. È faticosa. Va fatta come unico impegno». La radio pubblica negli ultimi anni è stata costretta a inseguire le private, cosa le mancava? «Abbiamo passato dei momenti difficili. Adesso va meglio grazie alla conversione linguistica che abbiamo fatto, accorciando la distanza che c'era tra la lingua del luogo pubblico e quella domestica. Prima la radio pubblica era troppo ufficiale, troppo distaccata, ora il nostro linguaggio è più amichevole, più domestico».

Dai blog