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di LORENZO TOZZI A VEDERLA sembra una diva di Hollywood o una top model.

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Ha studiato a Mosca e poi con Leonid Kogan e vinto il Premio Sibelius a Helsinki nel 1981 e il Ciaikovski a Mosca nel 1982. In questi giorni si è esibita per il Festival Anima Mundi nel Cimitero Monumentale di Pisa per la prima volta aperto alla musica. Quale emozione ha provato a suonare in un luogo storico come quello pisano, che ispirò anche la Totentanz di Liszt? «Non conoscevo il posto, temevo l'umidità nei concerti all'aperto. Comunque una grande suggestione». Lei, al contrario di altri suoi illustri colleghi, si è da tempo convertita alla prassi filologica... «Uso corde di budello e sono favorevole alla prassi esecutiva antica. La musica barocca va suonata secondo lo stile barocco e non in modo romantico». Lei cura molto il look ed è tra le più avvenenti violiniste internazionali. Quanto conta la bellezza nel successo di un'artista? «Quando facciamo dischi non è così importante, ma in concerto anche il look ha il suo peso perchè denota la personalità. Non deve naturalmente andare a scapito dell'esecuzione. Gli uomini col loro frac nero non hanno scelta. Per le donne la scelta di un abito può essere divertente». Crede nelle barriere tra i generi musicali? «Bisogna fare sempre dei distinguo. A me tuttavia piace anche la musica diversa, dal pop al jazz, alla world music. Mi piace tutto ciò che è fusion. I Beatles non sono così lontani da Schubert o Mozart: sono dei classici e rimarranno nel tempo». Il violino è una voce senza parole o qualcosa di più? «Quando suono penso come quel pezzo sarebbe stato cantato: penso alla voce che canta...». Ma il virtuosismo è una dote o si può anche cadere nella superficialità? «Il virtuosismo non è solo suonare veloce: occorre ottenere un bel suono. Eseguire una frase lenta è più difficile. Senza tecnica non si può fare musica». Quali sono i suoi autori prediletti e perchè. «Bach, il più grande, ma anche il concerto di Pro». Qual è il suo rapporto con l'Italia? «Ci ho suonato spesso ed ho molti amici. Un Paese felice che ha tutto». Come concilia vita privata e musica? «Devo conciliarle, ho tre bambini a Londra. È triste lasciarli a casa. Viaggiare è divertente, ma dipende da dove si va». Esiste nella musica una parità tra i sessi? «Non conta il sesso ma quel che viene fuori dallo strumento. In musica come in letteratura vedo molte autrici anche di valore. Ma non sono femminista». A Roma la Mullova tornerà con Ottavio Dantone per la Filarmonica in marzo in un programma tutto bachiano.

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