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«Torvaldo e Dorliska» La riscoperta del Rossini dimenticato

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Al via l'Opera Festival

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Si tratta di un'opera semiseria e larmoyante, per uno spettacolo affidato per la parte registica a Mario Martone - scene di Sergio Tramonti e costumi di Ursula Patzak - e per la parte musicale a Víctor Pablo Pérez, che ha diretto l'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento mostrando sapienza nella concertazione, ma a tratti poca pressione musicale, indispensabile per far esplodere il tonico morbo della rossinite. Tra i cantanti Michele Pertusi, nei panni del Duca di Ordow, è stato il vero mattatore della serata sia per le doti sceniche che vocali, a fronte di Darina Takova non di rado in difficoltà nella parte di Dorliska troppo bassa per il suo argenteo registro sopranile, di Francesco Meli, un Torvaldo convincente nei suoi slanci grazie allo squillante timbro tenorile ma alle volte frenato dalla tecnica un po' acerba, e della voce storica e non più possente come una volta di Bruno Praticò, che con l'esperienza ha impresso il carattere buffo che conviene a Giorgio, il servo del duca. Il più a suo agio è apparso dunque Martone: dalla foresta romantica che faceva da sfondo al palcoscenico, al cortile del castello in proscenio, fino alla platea dove piovono volantini rossi con scritto «viva Rossini» - citazione del film «Senso» di Visconti - mentre il popolo si riunisce per concertare la rivolta contro il duca, reo tra l'altro di aver rapito i due innamorati, Dorliska - per farla sua - e Torvaldo - per farlo fuori - il regista ha creato un'ambientazione ideale e suggestiva per quel genere semiserio, che ha avuto funzione di ponte tra l'opera seria barocca e il melodramma romantico. Martone, che ha certo una corda rossiniana, ha aggiunto una cura particolare alla recitazione rendendo l'inaugurazione del ROF senz'altro interessante e a cui il pubblico ha giustamente riservato una calorosa accoglienza (repliche fino al 21 agosto).

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