I suoi giornalisti erano l'incubo di Goebbels ma dopo il conflitto qualcuno fu fucilato
Di nuovo per radio è risuonata la voce dello speaker di allora, che faceva precedere i bollettini dal fronte con le parole: «Qui Sovinformbjuro (l'Ufficio d'informazioni sovietico)…». I comunicati sui festeggiamenti saranno riportati, come sempre, dall'Agenzia d'informazione Russa RIA Novosti, che trasmette la maggior parte delle notizie sulla Russia ai mass media nazionali ed esteri. Certamente, non tutti sanno che si tratta della stessa organizzazione che durante gli anni ha cambiato alcune volte il proprio nome: Sovinformbjuro - Agenzia di Stampa Novosti - RIA Novosti. E ciò, naturalmente, non impedisce all'agenzia, divenuta una particolare istituzione nazionale della Russia, di festeggiare i suoi 65 anni. Con molta probabilità, la nuova struttura d'informazione non sarebbe nemmeno nata, se Hitler non avesse aggredito l'URSS. Già nel terzo giorno di guerra, il 24 giugno 1941, a Mosca fu fondato Sovinformbjuro. Era necessario raccontare alla popolazione dell'URSS la situazione al fronte, mobilitarla per concentrare i propri sforzi su una guerra, che veniva comunemente denominata Grande Guerra Patriottica. Inoltre, Stalin comprese che era necessario diffondere un diario di informazioni sugli avvenimenti in URSS, sia nelle zone di combattimento, sia nella retroguardia, e trasmettere questi comunicati ai giornali e alle stazioni radio europei occidentali e americani. Il rendiconto dell'eroismo di cui diedero prova i sovietici, il loro sacrificio, non potè non accendere la scintilla della compassione presso l'opinione pubblica dei Paesi della coalizione antihitleriana. Naturalmente, il Sovinformbjuro era un'istituzione ufficiale puramente governativa. Ma la guerra eguagliò le aspirazioni del Cremlino e del popolo. In tal senso la nuova agenzia d'informazione fu in sostanza un fenomeno sociale. Alla formazione di questo status del Sovinformbjuro contribuì il fatto che, al suo interno, si crearono e svilupparono un'energica attività, quattro comitati sociali antinazisti: delle donne sovietiche, della gioventù, degli scienziati e il Comitato antifascista ebraico. Il suo presidente, Solomon Losovskij, l'allora viceministro degli Esteri dell'URSS, diventò nel 1945 capo del Sovinformbjuro. Negli anni di guerra, il collettivo degli autori del Sovinformbjuro contava circa 80 persone, tra cui alcune stelle della letteratura sovietica. Firmavano gli articoli dell'agenzia il futuro Premio Nobel, Mikhail Sholokhov, il popolare romanziere Aleksej Tolstoj, il famoso poeta di quel periodo Konstantin Simonov. Già nei primi mesi di guerra, le più importanti edizioni straniere occidentali pubblicarono oltre 1500 articoli di autori sovietici, e la richiesta andava sempre più crescendo. Ogni volta producevano particolare rumore sulla stampa mondiale gli appassionati articoli di Ilia Erenburg, che stupivano per il loro stile tagliente. Dicevano che Goebbels riunisse apposite assemblee per decidere come rispondere al letterato sovietico. Nel giugno del 1944 l'Occidente aprì il Secondo fronte. Nella realizzazione di questo importantissimo avvenimento storico, come anche nella stessa vittoria sul nazismo, ebbe un piccolo, seppur rilevante ruolo l'abnegazione degli autori del Sovinformbjuro, con cui collaborarono molti organi di stampa occidentali. Finita la guerra, questo quadro gioioso di armonia nell'informazione tra Mosca e il mondo esterno rapidamente sbiadì: cominciava la Guerra fredda. Nel contempo, all'interno dell'URSS maturava la psicologia sociale della fortezza assediata. Nel Cremlino si pensava che, attraverso i canali dell'informazione, che legavano le organizzazioni sociali sovietiche ai Paesi stranieri, si propagasse l'ideologia borghese nemica. La biografia dell'agenzia ha replicato il destino del Paese con tutti i suoi zigzag e con le sue macchie nere. Alla fine del 1948, il Comitato antifascista ebraico venne chiuso, Solomon Losovskij fu arrestato e fucilato. Eppure il Sovinformbjuro aprì decine di rappresentan