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Fattori marginali condizionano le vicende umane Studiosi alle prese con gli avvenimenti «virtuali»

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E, tuttavia, il gioco delle ipotesi è molto attraente: si smontano i pezzi per costruire un passato e un presente diversi da quelli con i quali siamo chiamati a fare i conti. "Solo 'con i se'", ha scritto uno storico autorevole, Franco Cardini, "si possono far emergere le infinite possibilità del passato in termini sia di scelte da parte di singoli e di gruppi, sia di accadimenti 'fatali', si può cogliere l'infinità variabilità dei processi che conducono alla determinazione di percorsi umani, di istituzioni e di strutture e al loro differente esito": Perché "la storia è un lungo cammino fatto di sentieri che di continuo si biforcano, e, e quel che alla nostra dabbenaggine appare come una linea consequente e consecutiva di fatti l'uno collegato all'altro (magari logicamente) è, invece, una sequenza puntiforme d'infinite fratture (e senza logica alcuna)". L'esercizio, dunque, non è sterile, e non è neppure arbitrario. La storia "virtuale" ha un senso, e avrebbe potuto averne uno concreto. A metà del XVII secolo, Blaise Pascal, filosofo e matematico, scrisse (nei Pensieri) che "se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, tutta la faccia della terra sarebbe stata cambiata". Sembrerebbe la battuta di una commedia di Jonesco o di Beckett, e invece a proporla fu uno studioso di indiscutibile rigore. Intendeva dire che la storia dell'umanità è condizionata anche da fattori apparentemente marginali o futili. In taluni casi neppure accertati. Come il naso della regina: che fosse lungo, o sgraziato, o - viceversa - intrigante, è tutto da dimostrare. L'ucronia (cioè la descrizione immaginaria, ma coerente e plausibile, di un evento storico, elaborata sulla base di ipotesi o dati fittizi) è qualcosa di meno di una disciplina scientifica, ma è certamente qualcosa di più di un uzzolo da intellettuali annoiati. Il confine fra l'uno e l'altro estremo è segnato dagli intenti di chi scrive. Le biblioteche sono piene di romanzi di fantapolitica, ma anche di saggi storici seri e ponderati, che analizzano i fatti e suggeriscono le ipotesi alternative. Il primo romanziere ad avventurarsi nella fantapolitica fu Philip Dick (autore di "Do Androids Dream of Electric Sheeps", che ispirò la sceneggiatura del film "Blade Runner") che sviluppò, in chiave narrativa (nel romanzo "La svastica sul sole"), un'ipotesi inquietante: che cosa sarebbe accaduto se Hitler avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale? Trent'anni fa riscosse grande successo in Italia "Berlinguer e il professore" (scritto da Gianfranco Piazzesi, inizialmente nascosto dietro l'anonimato). È recentemente uscito in libreria "Nuovo Impero d'Occidente" (Editrice Nord, 17,50 euro) di Mario Farneti, giornalista e scrittore che si è già sperimentato nel genere con altri due romanzi: "Occidente" e "Attacco all'Occidente". Farneti racconta - ambientandola nel 2012 (non è poi che manchi tanto…) - un'Italia che nel 1940 fece una scelta diversa, non alleandosi con la Germania Nazista. Da vent'anni un nuovo duce, Romano Tebaldi, ha preso il posto di Benito Mussolini. L'Italia è una superpotenza mondiale, all'avanguardia nelle conoscenze scientifiche e tecnologiche. Il mondo è diverso da quello attuale (ma le differenze sono più formali che sostanziali). C'è un nemico spietato che attenta all'ordine mondiale; in Oriente, un nuovo virus ha provocato il caos, spingendo muilioni di persone a dirigersi verso l'Europa, mentre l'economia del pianeta e sconvolta da una crisi devastante. Sarebbe ingeneroso per i potenziali lettori raccontare come vada a finire. Ma c'è una pagina curiosa, datata 20 ottobre, con un comunicato "di una trentina di righe" del Gran Consiglio del Fascismo" che si ribella al Duce, ordinandone l'arresto e il processo. Un commando (del quale fa parte la moglie del dittatore) lo libera e lui scorre i nomi di quelli che l'hanno tradito. "Vediamo u

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