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Nomadi, per stupire come nel '71

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Quella più falcidiata sembra essere proprio i "gruppi", anche se, chissà perchè, ci piacerebbe tanto chiamarla "complessi". Anche quest'anno la categoria ospita nomi che durante il resto dell'anno non sono gruppi ma solisti, in chiaro spregio a chi gruppo lo è a tempo pieno. Al di sopra delle parti si collocano sicuramente i Nomadi, che hanno appena pubblicato l'album «Con me o contro di me» e che ieri sera si sono esibiti con gran successo a piazza Colombo, a due passi dell'Ariston. Con un coraggio che non ha precedenti nella vicenda della rassegna canora, i Nomadi, formazione storica del panorama italiano, tornano a proporsi a Sanremo. Lo fanno sicuramente con coraggio e modestia, ma fortemente convinti che la loro apparizione all'Ariston a 35 anni di distanza da quella del 1971 non muterà più di tanto la loro carriera. Il gruppo di Beppe Carletti viaggia intorno a 200-220 serate l'anno, un record, una fedeltà che non ha eguali nel panorama dei gruppi, forse ad eccezione dei Pooh, che comunque vantano un pubblico di tutt'altra estrazione. Di loro si dice che ad ogni concerto, indipendentemente dalla località, le prime cinque file siano composte dalle stesse persone. Un'esagerazione, certo. Eppure è proprio grazie a certe iperboli che questi tosti ragazzi emiliani sono riusciti a varcare la boa dei quarant'anni di attività e a sopravvivere alla devastante e prematura scomparsa di Augusto Daolio, il loro cantante storico. Se oggi stupisce la loro adesione - già sicura la scorsa estate - ad un festival che ha poco a che vedere con il loro genere, colse di sorpresa anche la loro partecipazione alla 21ma edizione del festival, quella del 1971. Quell'anno vinsero Nada e Nicola Di Bari con «Il cuore è uno zingaro», tipico brano sanremese di Migliacci-Mattone, anche se ad imporsi furono i Ricchi e Poveri e Josè Feliciano con «Che sarà» e soprattutto «4 marzo 1943» di Lucio Dalla, vistosamente censurata, dato che si sarebbe dovuta chiamare «Gesù Bambino». È in questo contesto che si inserisce «Non dimenticarti di me», un brano di Mogol e Mario Lavezzi con il quale i Nomadi non riescono nemmeno a raggiungere la finale. Ricorda Lavezzi: «Avevo lasciato i Camaleonti e ormai facevo l'autore a tempo pieno e intanto mi divertivo con il mio gruppo, Flora, Fauna e Cemento. Ma non funzionò». Mike Kennedy, il cantante tedesco degli spagnoli Los Bravos, quelli di «Black is black», riuscì addirittura a piazzare la sua versione in inglese fra i top ten negli Stati Uniti.

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