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Mimun: «Chiudo

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la mia direzione con il Dopo Tg»

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Mimun arriverà dal 9 gennaio al timone di «Dopo Tg», in quello spazio che fu già de «Il fatto» di Enzo Biagi e di «Batti e ribatti» di Riccardo Berti, e che lui considera come una sorta di prova conclusiva. Non è un impegno da poco per un direttore che, lasciata alle spalle la carriera di anchorman quando era anche vicedirettore del Tg5, in 11 anni e mezzo al comando prima del Tg2, poi del Tg1 è andato in video solo quattro volte per altrettanti editoriali, in genere di arrivo e partenza. «Al Tg5 conducevo, quindi non è un problema di timidezza - sostiene Mimun - ma dirigere un tg è faticoso. Però in questo caso bisognava partire in 20 giorni e si andava incontro alla campagna elettorale, quindi mi sono scelto perchè è complicatissimo. Qui al Tg1 però c'è chi lo sa fare e lo farà dopo di me. Inoltre si tratta di uno spazio che era tradizionalmente della rete e che ora diventa della testata, quindi va tenuto stretto, e lo dico senza nessuna polemica con la rete visto che c'è un clima amichevole e collaborativo come mai». Cinque minuti, dopo il Tg1 delle 20, che sono legati alle più forti polemiche politiche sull'informazione di questi ultimi anni: ma perchè Mimun ha deciso di prenderne il timone? «Il mio percorso al Tg2 e al Tg1 è un lungo percorso coronato da successo e questa esperienza era il giusto suggello ad un periodo, per concluderlo bene. Poi sono un uomo d'azienda e il Cda ha deciso di affidare lo spazio alla testata. Ho scelto di prenderlo in carico io almeno all'inizio, perchè manca così poco al voto». «Non credo - spiega ancora il direttore del Tg1 - che continuerò molto a fare quello che faccio. Considero il 2006 l'anno finale al Tg1, tutto prima o poi finisce, e a prescindere dalla politica, questa di "Dopo tg" è un'esperienza conclusiva». Diventerà direttore generale della Rai come scrive Il Riformista? «Non ho mai pensato nella vita a fare il direttore generale e Alfredo Meocci, lo sta già facendo benissimo». Per ora quindi si lavora sull'oggi, ad un programma quotidiano che con una redazione di 5 persone («tutti interni con tre ex precari storici assunti di recente») in un piccolo studio ricavato accanto a quello del Tg1, avrà almeno cinque format diversi: l'intervista secca; l'intervista con scheda su pro e contro; il faccia a faccia; il servizio su un documento esclusivo; la scheda introduttiva e l'approfondimento; ma anche altro. «L'unica costante è la conduzione - spiega Mimun - e la tendenza prevalente a far parlare numeri uno, che può essere Montezemolo se si tratta di economia, Prodi o Berlusconi se è la politica, anche se daremo spazio a tutte le forze in campo nel rispetto delle norme, ma non siamo la Tribuna elettorale». Venerdì poi sarà la giornata più «leggera», dedicata alla cultura e allo spettacolo. «Se la giornata lo permette - annuncia Mimun - saremo con Benigni, Fiorello, Vasco, Carrà, Mike Bongiorno, Monica Bellucci. Io poi vorrei tanto intervistare Collina, ma anche Lippi, Moggi e Capello. Oppure mi piacerebbe, ma sarà difficile, avere le famiglie divise, come i Craxi, i Letta, i Guzzanti. Ma si parlerà anche di cronaca, con chi se ne occupa».

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