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L'artista libera? Chiusa in una stanza

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«Lì al buio ho anche simulato il suicidio. Ma le angosce restano»

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La donna, una giovane e provocatoria guatemalteca di 32 anni, è conosciuta per le sue performance particolarmente forti, con le quali vuole denunciare la condizione delle donne nel suo Paese. I video da lei realizzati sono stati premiati nel giugno scorso alla 51ma Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia con il Leone d'oro per la categoria giovani. «Mi ero già avvicinata al tema della segregazione, ma mai in modo così estremo» ha detto la Galindo in un'intervista al quotidiano «Liberation». Stavolta, infatti, la condizione della donna non c'entra: a spingere l'artista a chiudersi in una stanza senza comunicazioni con l'esterno per dieci giorni è stata la ricerca della risposta alla domanda «cosa succede in un essere umano che si vede privato della sua libertà?». «I primi giorni - ha raccontato la performer - mi sono dovuta abituare allo spazio, alla noia, a non sapere che ora era, all'assenza di sonno e al dover pensare a dei meccanismi per stancare il mio corpo». Poi, a partire dal quarto giorno «il sonno è diventato sregolato e ho cominciato a immaginare delle cose». Regina Jose Galindo ha capito quanto conta la presenza altrui per il proprio benessere: «Mi dicevo che, per essere liberi, abbiamo bisogno degli altri. Abbiamo bisogno di respirare l'aria che respirano gli altri per sentirci vivi». E poi, la rappresentazione di un suicidio artistico: in quella stanza, l'artista aveva portato una corda e della pittura, e il settimo o ottavo giorno «mi sono impiccata, poi sono svenuta. La mancanza di ossigeno mi ha svegliata. Dieci giorni comunque non sono sufficienti per calmare le proprie paure e oltrepassare lo stadio dell'angoscia». Un progetto coraggioso, ma Regina Jose Galindo non è mai stata una performer timida: alla Biennale di Venezia aveva presentato il video della ricostruzione del suo imene, e anche una registrazione sonora di 256 colpi di frusta che si era inflitta durante cinque giorni, in memoria delle donne assassinate in Guatemala tra gennaio e giugno 2005. Per un'altra delle sue performance si è fatta impacchettare in un sacco di immondizia e si è fatta gettare nella discarica pubblica, un'altra volta ha girato un video in cui camminava per strada nuda e completamente rasata dalla testa ai piedi.

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