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Cerami inventa il giallo filosofico ispirato a Gramsci e Pasolini

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C'è un'opera collettiva che è stata pubblicata in Francia per l'edizione «Presses Universitarie» di Louvain, curata da Beatrice Barbato, intitolata Le récit et la scène, alla quale hanno partecipato studiosi autori italiani e stranieri, Pedullà, Consolo, Gargiulo, Edgard Radtke, Vania Sebben, che discutono in profondità la molteplice attività di Cerami, sceneggiatore, narratore, saggista, i suoi rapporti di letterato con la musica, e tanto altro. Un libro che potrebbe fare da contrappunto e da chiave di spiegazione del nuovo romanzo dello scrittore romano L'incontro (Mondadori, 239 pagine, 16,50 euro) nelle sue opere di narrativa, per certi aspetti, rappresenta, e continua a configurare, una sorta di continuità, e al contempo di rottura con quel Pasolini che è stato suo insegnante in anni remoti, e dal quale sicuramente ha appreso la strategia di coinvolgimento entro situazioni ai margini del duro confronto fra la vita e l'immaginario. Con un linguaggio nuovo e tutto suo, si deve dire, per cui, ad ogni nuovo opera, l'ombra del maestro si allontana per quanto riguarda la filiazione, pur rimanendo culto ed affetto. La vicenda ruota attorno al professor Sandro Bulisti, una singolare ed eccentrica figura di accademico, che ha il vizio scomodo di parlar male degli altri, senza molti peli sulla lingua. Potrebbe esser questa una delle ragioni-chiave della sua scomparsa, intorno alla quale discutono la polizia e i suoi studenti, che lo considerano un atto di stravagante follia, a meno che non si tratti di una morte misteriosa. Neanche la polizia riesce a venirne a capo, meno che mai conoscendo il piacere segreto con il quale il professore amava immergersi nelle sue avventure enigmistiche. Di qui la riflessione di chi deve indagare: «Mi sembra di infilare le mani dentro il cassetto di un estraneo. La bellezza dell'enigmistica è la sua purezza, giocare in superficie, con i significanti e non con i significati...» Il fatto è che il cadavere è scomparso, e la continua, testarda ricerca non approda a nulla. Unica chiave di lettura della sua scomparsa nel nulla, una pista da percorrere con una certa parziale certezza, è quella dunque dell'enigmistica, l'unica vera grande passione del nostro, una verità realizzata e conseguita attraverso il cruciverba: e con quest'ultimo l'anagramma, il rebus, anticipazioni fittizie di un gioco di filtrazione nel vero e nel reale ben più profondo e consistente: decifrare un enigma come promessa di decifrare la vita, una sciarada senza fine che mette il cervello in continuo movimento. Bulisti ha un compagno di giochi in tutto questo, il giovane Lud, che si ritrova fra le mani il rompicapo del professore, e apre una sorta di caccia al tesoro che si svolge nel pieno degli anni Settanta, in quell'Italia un po' buia e tragicamente indecifrabile che accentua il mistero anziché chiarirlo. La sfida è quella di trovare il nascondiglio del protagonista, e trattandosi di un giovane, eccolo usare tutta la tenacia che ha a disposizione, ed è tanta, un gioco di specchi in cui l'intrico enigmistico si intreccia con la curiosità di un giovane che intende usare metodi e congegni nuovi per arrivare al bandolo della matassa. Sono gli anni di piombo e bisogna andarci piano, non confondere un ripiano con l'altro: ecco perché il ritmo della narrazione di Cerami è una continua alternanza di prosa leggera e grave: la dualità tuttavia ha una sua soluzione: è quella della fulmineità della descrizione che rende ancora più appetibile la trovata. Il buio nero di un passato recente conserva la sua tenace indecifrabilità, ma il sondaggio è leggero, persino quando i referenti sono storia e coscienza. L'ansia di verità la vince sul gioco, e rende tutto più vero e autentico. Un'opera diversa dalle altre di Cerami che, come spiega lui stesso, ha caratt

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