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Se l'automa finisce al supermercato

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Così Isaac Asimov vent'anni fa. È vero, quelli di Asimov non erano robot inquietanti, intelligenze artificiali che a un certo momento l'uomo non può più controllare. Insomma, Robbie, uno dei protagonisti dell'antologia di racconti Io, robot era di tutt'altra pasta rispetto agli allucinati replicanti di Blade Runner o al perfido computer Hal 9000 di 2001 Odissea nello spazio. Come dire che questo tipo di fantascienza ha saputo produrre, nella letteratura e al cinema, ben differenti caratteri di automi. Adesso Riccardo Notte, antropologo all'Accademia di Belle Arti di Brera, echeggia il classico di Asimov per fare il punto in questo You, robot (Vallecchi, 169 pagine, 18 euro) sulle forme più evolute di intelligenze artificiali e su come incidono e incideranno nella nostra vita. Proliferano, cambiano razza, si chiamano nano-robot, biorobot, animaloidi, gel-robot. In Giappone, paradiso della robotica, si sperimentano i supermercati robotizzati. Ancora, ci sono gli insettiformi, «quelli che hanno ispirato Preda, l'ultimo romanzo di Michael Crichton», scrive Notte in apertura del libro. Ma è soprattutto il computer l'intelligenza artificiale che più ci avvolge, come una tela di ragno. La rete di notizie, la possibilità di interagire a distanza, di lavorare senza spostarsi, di creare realtà virtuali sconvolge l'idea di città. Non c'è contatto fisico, non ci si incontra, si dialoga per input, a distanza. Una realtà chiusa, claustrofobica, che dà fittizia sicurezza, a ricordare ancora Asimov e il suo pianeta-città. Una civiltà maniaco-depressiva, soggetta a scariche di furore collettivo, ad azioni distruttive organizzate, come lo sono le azioni terroristiche, interpreta Notte. L'altro nodo è quello della divinizzazione del robot. Si progetta cercando la perfezione. Insomma, lo scopo ultimo di chi realizza automi è quello di dar vita a un'entità assoluta. Ecco allora il dio-computer, il robot creatore dell'universo. E ancora: il robot compendia una particolare fuga dalla «terrestrità», ma governata dalla tecnologia. E la robotizzazione dei rapporti umani promette un nuovo paradiso, una aspirazione che eliminerebbe incoerenza, incertezza, fluttuazioni che minano noi contemporanei. Notte ritrova ancora una volta nella letteratura le domande sull'integrazione tra uomini e robot, in excursus suggestivo. Ma conclude sottolineando quanti restino comunque impermeabili al mito del robot. Con la sua carica di violenza contro l'inviolabilità dell'essere umano, con il cumulo di simboli negativi inconsci, l'automa calamita ostilità. Se ne preoccupa un'industria sempre più sviluppata, che mira a «conquistare il primo posto per fatturato e importanza strategica nel prossimo decennio del secolo ventunesimo».

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