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«Il piccolo schermo è volgare e incivile» Parola di Augias

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È l'occasione per affrontare assieme al conduttore che è stato anche padrone di casa di «Babele», trasmissione dedicata ai libri, una serie di tematiche legate al piccolo schermo ed alla sua evoluzione dalla fine degli anni '80, periodo in cui conduceva Telefono giallo. La sua storica trasmissione, «Telefono giallo» risulta super copiata. Non crede che si sia andato troppo oltre analizzando in Tv anche casi di omicidio non ancora definitivamente risolti? «Da una parte ritengo che sui fatti di cronaca nera più si riflette e meglio è. Non sono però d'accordo sulle tavolate televisive che si fanno su delitti appena commessi. Certo anche la carta stampata ha le sue responsabilità su illazioni e presunte ipotesi di colpevolezza per omicidi recentemente avvenuti. Ma ha un minore peso del mezzo televisivo per la quantità e la varietà di pubblico a cui si rivolge». Perché, nonostante i vari tentativi di imitazione, «Telefono giallo» non ha avuto un seguito? «Per non inflazionare ulteriormente il modello originario. In funzione di tale obbiettivo ho accettato di occuparmi solo di gialli e di misteri con un risvolto storico, come quelli di cui si parla in «Enigma»». Il piccolo schermo ha subito una radicale trasformazione. Qual è la sua opinione? «Purtroppo del piccolo schermo di oggi penso tutto il male possibile. La trasformazione è stata sorprendente: un volta la Tv era sinonimo di civiltà, di eleganza di comportamenti corretti e sobri. Oggi è espressione di una inciviltà prona alle leggi del consumo. E non risparmia nessuna volgarità, neppure quella di occhieggiare sotto le lenzuola pur di aumentare gli indici di ascolto. Potrebbe salvarsi soltanto la Tv del digitale terrestre attualmente agli inizi». Da quali motivazioni scaturisce un giudizio così duro? «Il piccolo schermo generalista sembra divenuto la Tv per la povera gente, per coloro insomma che non hanno la possibilità economica di installare la parabola satellitare e di pagare la fruizione di canali dove si respira un'atmosfera televisiva culturalmente più valida ed impegnata. In quest'ottica alla Tv generalista resta fedele quel pubblico povero di censo e dotato di modesta cultura. L'attuale situazione è senza rimedio a causa degli implacabili meccanismi del mercato televisivo che, contrariamente alle comuni logiche commerciali, accantona i migliori prodotti per premiare quelli peggiori. Un esempio per tutti: il tradizionale varietà della Rai, caratterizzato da classe, eleganza e qualità, oggi è stato fagocitato da generi che badano soltanto a conquistare ascolti a qualsiasi prezzo». In che modo crede sia mutato il rapporto tra politica e Tv? «Che la Rai fosse stata asservita all'ex Democrazia Cristiana rappresentava un dato di fatto certo. Quando l'azienda televisiva pubblica passò dal controllo governativo a quello del parlamento, ha sempre rispecchiato la composizione delle parti politiche. Oggi, invece, l'asservimento ai partiti della maggioranza governativa, sia di sinistra che di destra, risulta più pronunciato». Mar. Cat.

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